Ingresso d'un antico ginnasio
Riferimento: | S7590_AM |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1757 |
Misure: | 218 x 155 mm |
Riferimento: | S7590_AM |
Autore | Giovan Battista PIRANESI |
Anno: | 1757 |
Misure: | 218 x 155 mm |
Descrizione
Acquaforte, bulino e puntasecca, 1757, firmata in basso a destra.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con ampli margini, in eccellente stato di conservazione.
Per la prima volta inclusa nelle Lettere di Giustificazione scritte a Milord Charlemont, questo esemplare è tratto da Opere Varie ed è databile a circa il 1760.
Lettere di Giustificazione scritte a Milord Charlemont
L’elemento essenziale che caratterizzava il Piranesi era quel certo gusto per la polemica che finì per contraddistinguere gli ultimi trenta anni della sua vita e che allo stesso tempo diede linfa vitale e fu la base delle sue geniali creazioni. L’arma preferita per gli spunti polemici non erano però le parole, ma le immagini; il cercare di accusare, difendersi e polemizzare attraverso la grafica diede origine ad alcune tra le sue opere più sensazionali. Le Lettere di Giustificazione, ritenute la più importante opera polemica, sono basate sulle lettere scritte al nobiluomo irlandese Lord Charlemont, che oltre a non aver mantenuto la promessa di finanziare le Antichità Romane, ignorava totalmente le lettere di protesta inviategli dal Piranesi. Il testo dell’opera, pubblicata a Roma nel 1757, riproduce due delle lettere a Charlemont, oltre ad un’altra indirizzata a Padre Peter Grant, che si era proposto come paciere nella disputa. L’opera sintetizza problemi ben più seri di un semplice litigio, rappresentando i mutamenti che intervengono nei rapporti tra artisti e mecenati nella seconda metà del diciottesimo secolo. L’artista, che con il suo lavoro si proponeva di lasciare un segno importante ai posteri documentando i reperti relativi alla storia romana, si riteneva meritevole del rispetto di Lord Charlemont. Pertanto questo lavoro di protesta teneva a dissociare il nome del nobile irlandese dalle Antichità Romane, essendo per queste un indegno patrono, al punto tale che il Piranesi ne aveva già cancellato dal frontespizio del primo volume la scritta con cui gliele dedicava.
Nell’opera l’artista, oltre ad alcune vignette satiriche sul conto del Charlemont, riprodusse in piccolo formato i quattro frontespizi principali contenuti nel principale lavoro archeologico. Questi piccoli capolavori, suscitarono molto entusiasmo nell’artista, che decise di inserire le lastre nella nuova edizione di Opere Varie pubblicata all’inizio degli anni sessanta.
Bibliografia
Focillon 123; Wilton-Ely 46.
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Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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Bibliografia
Focillon 123; Wilton-Ely 46.
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Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)
Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.
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