Trionfo di Galatea
Riferimento: | S45379 |
Autore | Hendrick GOLTZIUS |
Anno: | 1592 |
Misure: | 410 x 560 mm |
Riferimento: | S45379 |
Autore | Hendrick GOLTZIUS |
Anno: | 1592 |
Misure: | 410 x 560 mm |
Descrizione
Galatea attraversa l'acqua con il suo carro di conchiglie trainato da due delfini, circondato da Tritoni e Nereidi.
Bulino, 1592, datato e firmato in basso sul margine in tre colonne, ogni due righe "Nerine spumante ... vivere gaudet" di "F. Estius". In basso "Opus hoc depictam est suis coloribus Rome ad parietem per Raphaelemm D'Urbin, in palatio Augustini Ghigi, et ibidem ab HGoltzio adnotatum, / et deinde eri in insculptum. Anno. 1592".
Deriva dall'affresco di Raffaello nella villa di Agostino Chigi (oggi Villa Farnesina).
L'affresco il Trionfo di Galatea, che Raffaello Sanzio vede commissionato dal potente banchiere Agostino Chigi per la sua nuova villa romana, resta tutt'oggi uno dei suoi capolavori assoluti. Il dipinto è pensato per dialogare con altri affreschi vicini, tuttavia, ha un po' il sapore dell'"incompiuto", poiché racconta solo una parte del mito della ninfa innamorata del bel pastore Aci e contesa da Polifemo.
Raffaello Sanzio si dedica all'affresco detto il Trionfo di Galatea nei primi decenni del’500. A Villa Farnesina l'opera si trova in una lunetta, tra due dipinti di Sebastiano del Piombo: nel progetto iniziale, con ogni probabilità, dovevano essere affrescate da Raffaello altre scene della leggenda di Galatea; invece, furono descritti solo gli eventi principali. Secondo quanto riportato da Baldassarre Castiglione, Raffaello dipinse la bellissima ninfa a sua idea, senza che nessuna modella posasse per lui.
Nel mondo rinascimentale ricco di allegorie, il Trionfo di Galatea ha un significato legato al mito: Galatea è una delle figlie di Nereo e Doride, quindi una delle cinquanta ninfe del mare dette Nereidi. Innamorata di Aci, Galatea suscita l'invidia di Polifemo, a sua volta innamorato di lei: quando quest'ultimo vede la fiamma di Galatea insieme a lei, accecato dalla gelosia scaglia contro Aci un masso di lava, uccidendolo. Zeus, scorgendo Galatea piangere tutte le lacrime che ha sul corpo del povero ragazzo, decide di trasformare il sangue del defunto in un fiume, individuabile in Sicilia, che sgorga dall'Etna e la cui sorgiva ha un colore tendente al rosso, per la presenza in loco di ossidi di ferro.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al margine, controfondata al verso su carta “japon”, restauri conservativi nella parte inferiore e nell’angolo superiore destro perfettamente eseguiti, per il resto in buono stato di conservazione.
Bibliografia
The New Hollstein: Dutch and Flemish etchings, engravings and woodcuts 1450-1700 n. 334; Hollstein / Dutch and Flemish etchings, engravings and woodcuts c.1450-1700 n. 313; Hirschmann 1921 / Hendrik Goltzius, Verzeichnis des graphischen Werkes n. 313; Strauss 1977 / Hendrik Goltzius: the complete engravings and woodcuts n. 288; Bartsch / Le Peintre graveur III.82.270; H. Leeflang, G.Luijten, 'Hendrick Goltzius (1558-1617): Drawings, prints and paintings', Rijksmuseum, Amsterdam, Metropolitan Museum of Art, New York and Toledo Museum of Art, Ohio, ex. cat. 2003, n. 45.
Hendrick GOLTZIUS (Mulbrecht 1559 - Haarlem 1617)
Pittore e incisore olandese, nato a Millebrecht, nel ducato di Julich. Dopo aver studiato pittura su vetro per diversi anni presso lo studio del padre, venne iniziato all’uso del bulino da Dirk Volkertszoon Coornlert. Gli venne commissionato, da Philip Galle, un set di stampe sulla vita di Lucrezia. A 21 anni si sposò con una vedova in età avanzata, il cui patrimonio gli permise di stabilirsi ad Haarlem e aprire il suo studio personale; la sua pessima relazione con la donna, tuttavia, influenzò la sua salute al punto che decise di intraprendere un viaggio attraverso la Germania per giungere fino in Italia. Qui imparò ad apprezzare le opere di Michelangelo, cosa che lo portò a superare addirittura questo grande artista per la stravaganza e il grottesco dei suoi soggetti. Tornò ad Haaroem notevolmente migliorato in salute e ivi lavorò fino alla morte. Goltzius non deve essere giudicato meramente attraverso quei lavoro che lui stesso apprezzava di più, ovvero le eccentriche imitazioni di Michelangelo. I suoi ritratti, sebbene principalmente miniature, sono dei capolavori del genere, sia per la squisitezza delle finiture sia per lo studio dei singoli personaggi. Tra le sue opere migliori, un autoritratto a grandezza naturale è probabilmente il miglior esempio di quanto affermato. La serie dei sette cosiddetti "capolavori", così definiti per il loro tentativo di imitazione delle opere di maestri del passato, è stati sopravvalutata, molto probabilmente. Nella destrezza dell’utilizzo del bulino, Goltzius non è inferiore neanche a Dürer, ma le sue capacità tecniche spesso non sono egualmente assistite dalla qualità artistica. Tuttavia, le sue stravaganze ed eccentricità sono ampiamente controbilanciate dalla bellezza dell’esecuzione. Iniziò a dipingere all’età di quaranta due anni, ma nessuno dei suoi dipinti, alcuni dei quali oggi sono conservati nella collezione imperiale a Vienna, mostra particolare eccellenza. Realizzò anche qualche opera in chiaroscuro.
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Hendrick GOLTZIUS (Mulbrecht 1559 - Haarlem 1617)
Pittore e incisore olandese, nato a Millebrecht, nel ducato di Julich. Dopo aver studiato pittura su vetro per diversi anni presso lo studio del padre, venne iniziato all’uso del bulino da Dirk Volkertszoon Coornlert. Gli venne commissionato, da Philip Galle, un set di stampe sulla vita di Lucrezia. A 21 anni si sposò con una vedova in età avanzata, il cui patrimonio gli permise di stabilirsi ad Haarlem e aprire il suo studio personale; la sua pessima relazione con la donna, tuttavia, influenzò la sua salute al punto che decise di intraprendere un viaggio attraverso la Germania per giungere fino in Italia. Qui imparò ad apprezzare le opere di Michelangelo, cosa che lo portò a superare addirittura questo grande artista per la stravaganza e il grottesco dei suoi soggetti. Tornò ad Haaroem notevolmente migliorato in salute e ivi lavorò fino alla morte. Goltzius non deve essere giudicato meramente attraverso quei lavoro che lui stesso apprezzava di più, ovvero le eccentriche imitazioni di Michelangelo. I suoi ritratti, sebbene principalmente miniature, sono dei capolavori del genere, sia per la squisitezza delle finiture sia per lo studio dei singoli personaggi. Tra le sue opere migliori, un autoritratto a grandezza naturale è probabilmente il miglior esempio di quanto affermato. La serie dei sette cosiddetti "capolavori", così definiti per il loro tentativo di imitazione delle opere di maestri del passato, è stati sopravvalutata, molto probabilmente. Nella destrezza dell’utilizzo del bulino, Goltzius non è inferiore neanche a Dürer, ma le sue capacità tecniche spesso non sono egualmente assistite dalla qualità artistica. Tuttavia, le sue stravaganze ed eccentricità sono ampiamente controbilanciate dalla bellezza dell’esecuzione. Iniziò a dipingere all’età di quaranta due anni, ma nessuno dei suoi dipinti, alcuni dei quali oggi sono conservati nella collezione imperiale a Vienna, mostra particolare eccellenza. Realizzò anche qualche opera in chiaroscuro.
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