Quis evadet? (Allegoria della Transitorietà)
Riferimento: | S30497 |
Autore | Anonimo |
Anno: | 1595 ca. |
Misure: | 154 x 212 mm |
Riferimento: | S30497 |
Autore | Anonimo |
Anno: | 1595 ca. |
Misure: | 154 x 212 mm |
Descrizione
Bulino, fine del XVI secolo, con l'indirizzo di Domenico Custos. Copia, in controparte, da Hendrick Goltzius.
Meravigliosa prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, tracce di piega centrale orizzontale, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Il simbolo della bolla di sapone è un caso speciale all'interno dell'iconografia della vanitas, non solo perché indica la fragilità della vita, ma anche la vulnerabilità intrinseca dell'essere umano. Questo simbolo era già stato ripreso nell'antichità classica dagli scrittori Varrone e Lucano, che hanno consacrato la frase latina Homo bulla est ("l'essere umano è come una bolla di sapone"), e quella di Vita quasi fumus, bullula flos que perit ("la vita finisce come una bolla di sapone e come un fiore"). Entrambe le frasi furono trasmesse nel Rinascimento attraverso gli Adagia di Erasmo da Rotterdam, raggiungendo nella seconda metà del XVII secolo una grande diffusione insieme ad altri motivi che riflettono la mortalità.
Un'altra versione di questo soggetto pubblicato da Goltzius si basa su una composizione di Tiziano, ispirata ad un'incisione di Agostino Carracci.
Questa versione edita da Custos, in controparte rispetto all'opera di Goltzius, è sconosciuta ai repertori.
Bibliografia
Hirschmann 110; Hollstein 110; New Hollstein (Dutch & Flemish) 128 (Hendrick Goltzius); Strauss 323; Bartsch III.97.10 (after Goltzius).
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Anonimo
Bibliografia
Hirschmann 110; Hollstein 110; New Hollstein (Dutch & Flemish) 128 (Hendrick Goltzius); Strauss 323; Bartsch III.97.10 (after Goltzius).
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Anonimo