Carta Topografica della Pubblica Villa Giulia Citta di Palermo Capitale del Regno di Sicilia
Riferimento: | S44315 |
Autore | Willem (Gugliemo) Fortuyn |
Anno: | 1779 |
Misure: | 510 x 735 mm |
Riferimento: | S44315 |
Autore | Willem (Gugliemo) Fortuyn |
Anno: | 1779 |
Misure: | 510 x 735 mm |
Descrizione
Acquaforte e bulino, 1779, firmata in basso a destra da Guglielmo Fortuyn.
Rarissima, prima, rappresentazione a stampa della Villa Giulia di Palermo, meraviglio esempio di architettura dei giardini del periodo illuminista.
La Villa Giulia fu realizzata nel 1778 nel piano di S. Erasmo, appena fuori le mura della città, in prossimità dei bastioni Vega e dello Spasimo, per volere del Senato Palermitano su progetto del sacerdote ed ingegnere senatorio Nicolò Palma. Essa fu intitolata a Giulia D'Avalos, moglie del Viceré, Principe di Stigliano, Marco Antonio Colonna, il quale contribuì alle spese per la sua realizzazione, anche se dai palermitani fu denominata semplicemente Villa Pubblica oppure Villa del Popolo, talora, anche più comunemente, La Flora di S. Erasmo.
L’architetto Nicolò Palma disegnò la villa con un perimetro perfettamente quadrato, suddiviso a sua volta in quattro quadrati suddivisi dalle loro diagonali; lo spazio centrale, di forma circolare è abbellito da quattro esedre progettate da Giuseppe Damiani Almeyda in stile pompeiano. Progetto in adesione alla produzione architettonica dell’epoca, di influsso illuminista, memore anche dei principi dei giardini ”all'italiana” e “alla francese”, si basa sul razionale gioco di geometrie scaturenti dal quadrato.
La sua pianta perfettamente quadrata, infatti, è ripartita da quattro viali ortogonali, in corrispondenza dei suoi assi, e quattro viali diagonali, che s’intersecano tutti nella piazza circolare centrale. Un altro quadrato è inscritto al suo interno ma ruotato di 45°, in modo tale che i suoi vertici corrispondono ad altrettanti eventi architettonici: i due ingressi, il laghetto e un grandioso gruppo scultoreo raffigurante il Genio di Palermo, opera di Ignazio e Lorenzo Marabitti (1778-1784). All’interno, infine, di quest’ultimo quadrato è inscritto un viale circolare concentrico alla piazza centrale. L’incrocio dei viali diagonali con i due quadrati delimita otto parterre triangolari al cui interno si trovano delle fontane, originariamente con giochi d'acqua scaturenti da elementi scultorei.
L’incisione del pittore olandese Guglielmo Fortuyn (1779) – unico altro esemplare a noi noto è conservato presso la Biblioteca Comunale di Palermo - raffigura il giardino un anno dopo la sua inaugurazione. La stampa, infatti, mostra la villa con le sue geometrie, priva di muretti e della cancellata di recinzione, i suoi limiti erano dati solo da cortine di alberi. Tutti i viali rettilinei erano delimitati ai lati da berceaux di aranci amari o di limoni, di cui rimangono ancora oggi i grigliati di ingresso sulla piazza centrale, tali da realizzare dei veri e propri percorsi d’ombra.
Specializzato in vedute fin dagli anni della sua attività in patria, Willem (it. Guglielmo) Fortuyn (documentato 1752/1778) fu pittore e incisore olandese attivo per lo più in Italia nell’ultimo quarantennio del Settecento. Le rare notizie su Fortuyn sono sparse tra un breve articolo olandese scritto all’inizio del Novecento [F.W. Hudig, Het glas van Willem Fortuyn] e le poche righe presenti in qualche dizionario biografico specialistico e, per quanto concerne l’attività italiana in particolare, alcuni cenni legati a studi sulle vedute dello stretto di Messina o sull’attività del naturalista scillese Padre Antonio Minasi. La sua attività, quanto meno di disegnatore e incisore fu certamente ben più vasta di quella finora nota, specie in Italia, e sostanzialmente essa si svolse per conto di un ristretto entourage intellettuale legato ai viaggi mineralogici ed alla diffusione di una particolare declinazione ideologia della nuova scienza tra i naturalisti meridionali.
Impressa su carta vergata coeva, con margini, carta leggermente sciupata con abrasioni, restauri perfettamente e seguiti visibili al verso, nel complesso in discreto stato di conservazione.
Rarissimo esemplare di questa opera celebrativa.
Bibliografia
Antonio Basile, Sicilia Da Scoprire, Il Restauro di Villa Giulia a Palermo; M. Toscano, Lo strano caso di Guglielmo Fortuyn, un tentativo di attribuzione; U. Thieme F. Becker, Allegemeines lexicon der buldenden Kunstler van der Antike bis zur gegenwart, 1916, vol. 12, p. 234; F.W. Hudig, Het glas van Willem Fortuyn, «Oud Holland», XLVII (1930), pp. 28-30; I. Principe, La Specola del Filosofo Natura e Storia nelle incisioni di Antonio Minasi, 1986.
Willem (Gugliemo) Fortuyn (att. 1752 - 1778)
Willem (it. Guglielmo) Fortuyn (documentato 1752/1778) fu pittore e incisore olandese attivo per lo più in Italia nell’ultimo quarantennio del Settecento. Le rare notizie su Fortuyn sono sparse tra un breve articolo olandese scritto all’inizio del Novecento [F.W. Hudig, Het glas van Willem Fortuyn] e le poche righe presenti in qualche dizionario biografico specialistico e, per quanto concerne l’attività italiana in particolare, alcuni cenni legati a studi sulle vedute dello stretto di Messina o sull’attività del naturalista scillese Padre Antonio Minasi. La sua attività, quanto meno di disegnatore e incisore fu certamente ben più vasta di quella finora nota, specie in Italia, e sostanzialmente essa si svolse per conto di un ristretto entourage intellettuale legato ai viaggi mineralogici ed alla diffusione di una particolare declinazione ideologia della nuova scienza tra i naturalisti meridionali.
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Willem (Gugliemo) Fortuyn (att. 1752 - 1778)
Willem (it. Guglielmo) Fortuyn (documentato 1752/1778) fu pittore e incisore olandese attivo per lo più in Italia nell’ultimo quarantennio del Settecento. Le rare notizie su Fortuyn sono sparse tra un breve articolo olandese scritto all’inizio del Novecento [F.W. Hudig, Het glas van Willem Fortuyn] e le poche righe presenti in qualche dizionario biografico specialistico e, per quanto concerne l’attività italiana in particolare, alcuni cenni legati a studi sulle vedute dello stretto di Messina o sull’attività del naturalista scillese Padre Antonio Minasi. La sua attività, quanto meno di disegnatore e incisore fu certamente ben più vasta di quella finora nota, specie in Italia, e sostanzialmente essa si svolse per conto di un ristretto entourage intellettuale legato ai viaggi mineralogici ed alla diffusione di una particolare declinazione ideologia della nuova scienza tra i naturalisti meridionali.
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