Occhio di Falco, travestito da Orso, travolge Magua
Riferimento: | S42270 |
Autore | Max SLEVOGT |
Anno: | 1908 ca. |
Misure: | 330 x 370 mm |
Riferimento: | S42270 |
Autore | Max SLEVOGT |
Anno: | 1908 ca. |
Misure: | 330 x 370 mm |
Descrizione
Litografia, 1908 circa, firmata in basso 'Slevogt'.
Falkenauge, als Bär vermummt, überwältigt Magua. Im Hintergrunde Duncan und Alice (Occhio di Falco, travestito da orso, assale Magua. Duncan e Alice sullo sfondo), pagina 159 del libro Lederstrumpf-Erzählungen (I Racconti di Calza di Cuoio) di James Fenimore Cooper (Berlino: Pan-Presse, 1909).
Nel 1908, scaduto il termine contrattuale che gli impediva di fare concorrenza al cugino in campo editoriale, Paul Cassirer crea la sua prima casa editrice (la Pan-Presse, rievocando il mito di Pan). Nel 1909 esce il primo volume: sono i cinque racconti indiani dell’americano James Fenimore Cooper (1789- 1851), intitolati I racconti di Calza di Cuoio, uno dei quali è il celeberrimo L’Ultimo dei Mohicani (1826). I romanzi di Cooper sono già conosciuti in Germania, dove godono di enorme popolarità tra i ragazzi. Cassirer li fa illustrare dall’amico Max Slevogt.
Ottimo stato di conservazione.
Max SLEVOGT (Landshut 1868 - Neukastel, Landau, 1932)
Pittore, disegnatore e incisore tedesco, studiò all'Accademia di Monaco (1884-1889) con J. Herterich e W. von Diez, poi a Parigi all'Académie Julian. Iniziò la sua carriera come illustratore per le riviste « Jugend » e « Simplicissimus ». Nel 1901 si stabilì a Berlino, dove legatosi d'amicizia con il cantante portoghese Francisco D'Andrade, fu da questi presentato a M. Reinhardt e O. Brahm per i quali creò scenografie e costumi. La sua attività di illustratore (Ali Baba, 1903; Sinbad il Marinaio, 1908; Il Flauto Magico, 1920; Macbeth e Faust, parte seconda) e quella di scenografo (Don Giovanni all'Opera di Dresda, 1924) proseguì parallelamente alla carriera di pittore, confermata da incarichi accedemici a Dresda (dal 1915) e a Berlino (dal 1917). Gli si devono inoltre gli affreschi del municipio di Brema e quelli del Golgotha nella Friedenkirche Ludwigshafen-am-Rhein (1931-1932). Insieme con M. Liebermann e L. Corinth, Slevogt è considerato il rappresentante dell'impressionismo tedesco, e come tale fu appoggiato, a partire del 1899, dal mercante d'arte P. Cassirer. Pur richiamandosi all'impressionismo e dichiarando che « l'occhio vuole ciò che cerca » nella natura, egli di ispirò anche a Rembrandt (di cui visitò la grande mostra ad Amsterdam nel 1898) e al realismo di Menzel. Slevogt è anche note per il suo « bestiario » che dipinse allo zoo di Francoforte prima di stabilirsi a Berlino (La pantera nera, 1901, Brema, Kunsthalle), per le sue nature morte (Natura morta con fiori, 1917, Hannover, Städtische Galerie, per le sue scene di vita urbana (Papageienallee, 1902, Brema, Kunsthalle; Lützov-Platz a Berlino, 1911, Brema, Kunsthalle) e i suoi notevoli ritratti di D'Andrade, dove la gestualità teatrale è sottolineata da una pennellata ampia e dinamica. Dimenticato nel dopoguerra, quando l'espressionismo dominò il mercato tedesco, Slevogt è stato riscoperto e studiato negli anni Sessanta.
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Max SLEVOGT (Landshut 1868 - Neukastel, Landau, 1932)
Pittore, disegnatore e incisore tedesco, studiò all'Accademia di Monaco (1884-1889) con J. Herterich e W. von Diez, poi a Parigi all'Académie Julian. Iniziò la sua carriera come illustratore per le riviste « Jugend » e « Simplicissimus ». Nel 1901 si stabilì a Berlino, dove legatosi d'amicizia con il cantante portoghese Francisco D'Andrade, fu da questi presentato a M. Reinhardt e O. Brahm per i quali creò scenografie e costumi. La sua attività di illustratore (Ali Baba, 1903; Sinbad il Marinaio, 1908; Il Flauto Magico, 1920; Macbeth e Faust, parte seconda) e quella di scenografo (Don Giovanni all'Opera di Dresda, 1924) proseguì parallelamente alla carriera di pittore, confermata da incarichi accedemici a Dresda (dal 1915) e a Berlino (dal 1917). Gli si devono inoltre gli affreschi del municipio di Brema e quelli del Golgotha nella Friedenkirche Ludwigshafen-am-Rhein (1931-1932). Insieme con M. Liebermann e L. Corinth, Slevogt è considerato il rappresentante dell'impressionismo tedesco, e come tale fu appoggiato, a partire del 1899, dal mercante d'arte P. Cassirer. Pur richiamandosi all'impressionismo e dichiarando che « l'occhio vuole ciò che cerca » nella natura, egli di ispirò anche a Rembrandt (di cui visitò la grande mostra ad Amsterdam nel 1898) e al realismo di Menzel. Slevogt è anche note per il suo « bestiario » che dipinse allo zoo di Francoforte prima di stabilirsi a Berlino (La pantera nera, 1901, Brema, Kunsthalle), per le sue nature morte (Natura morta con fiori, 1917, Hannover, Städtische Galerie, per le sue scene di vita urbana (Papageienallee, 1902, Brema, Kunsthalle; Lützov-Platz a Berlino, 1911, Brema, Kunsthalle) e i suoi notevoli ritratti di D'Andrade, dove la gestualità teatrale è sottolineata da una pennellata ampia e dinamica. Dimenticato nel dopoguerra, quando l'espressionismo dominò il mercato tedesco, Slevogt è stato riscoperto e studiato negli anni Sessanta.
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