La Morte morde un uomo - Ecce Homo
Riferimento: | S42285 |
Autore | Georg GROSZ |
Anno: | 1922 ca. |
Misure: | 225 x 350 mm |
Riferimento: | S42285 |
Autore | Georg GROSZ |
Anno: | 1922 ca. |
Misure: | 225 x 350 mm |
Descrizione
Litografia originale di George Grosz, tavola 83 dell’Ecce Homo. La prima, grande raccolta di opere dell'artista George Grosz, pubblicazione che valse a lui e ai suoi editori un processo per aver pubblicato immagini oscene, a seguito della quale parte delle tavole venne confiscata.
Una bella impressione, stampata su carta coeva, carta leggermente brunita, altrimenti in ottime condizioni.
"Ecce Homo", pubblicato dal Malik Verlag in cinque diverse edizioni nel periodo 1922/1923, è un compendio selezionato di disegni di Grosz dal 1915 al 1922: critico del loro tempo e della società, graffiante e satirico. La grande edizione totale degli acquerelli e dei disegni (10 000 copie) replicati in un processo di riproduzione meticoloso doveva garantire la loro distribuzione di massa. Come sottolinea Alexander Dückers, l'opera disegnata di George Grosz è difficilmente separabile dalla sua opera stampata, ed è assolutamente caratteristico che, dopo il 1918, in linea con il suo concetto "undogmatico", l'artista abbia pubblicato "quasi esclusivamente fotolitografie e stampe offset dopo i disegni, cioè riproduzioni grafiche." (A. Dückers).
L'artista e gli editori Julian Gumperz e Wieland Herzfelde furono processati nel 1923/1924 perché "Ecce Homo" conteneva numerosi fogli che offendevano "il senso di vergogna e decenza di una persona con normali percezioni in materia di sessualità" - come si legge nelle accuse. "Tuttavia, il tribunale non ha acconsentito alla richiesta dell'accusa di confiscare e distruggere l'intero portfolio di "Ecce Homo". Ha stabilito solo che 17 degli 84 disegni e cinque delle 16 riproduzioni di acquerelli dovevano essere rimossi dall'opera".
George Grosz, nome d'arte di Georg Ehrenfried Groß (Berlino, 26 luglio 1893 - Berlino, 6 luglio 1959), è stato un pittore tedesco. Tra il 1909 e il 1911 studiò all'Accademia di Dresda, con l'intenzione di comprendere a fondo le tecniche di rappresentazione degli autori classici. Realizzò copie di opere degli antichi maestri, soprattutto Rubens, esposte nella pinacoteca di Dresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo strumento della caricatura. Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare le opere di Francisco Goya, Honoré Daumier e Henri de Toulouse-Lautrec. Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l'influenza dell'espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffuso tra i giovani artisti dell'epoca.
Bibliografia
A. Dückers, George Grosz, das druckgraphische Werk p.72-85; Wieland Herzfelde (introduction), Der Malik-Verlag, 1916-1947, exhib. cat. Deutsche Akademie der Künste Berlin, Berlin (Ost) 1966, cat. no. 59; Lothar Lang, George-Grosz-Bibliographie, in: Marginalien, Zeitschrfit für Buchkunst und Bibliophilie, 30th issue, July 1968, p. 1 ff, no. 38; Rosamunde Neugebauer, Georges Grosz, Macht und Ohnmacht satirischer Kunst. Die Graphikfolgen "Gott mit uns", Ecce Homo und Hintergrund, Berlin 1993, p. 81 ff.
Georg GROSZ (Berlino 1893 - 1959)
George Grosz, nome d'arte di Georg Ehrenfried Groß (Berlino, 26 luglio 1893 – Berlino, 6 luglio 1959), è stato un pittore tedesco. Tra il 1909 e il 1911 studiò all'Accademia di Dresda, con l'intenzione di comprendere a fondo le tecniche rappresentative degli autori classici. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca di Dresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo strumento della caricatura. Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honoré Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec. Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l'influenza dell'espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo. Nel 1914 Grosz si arruolò nell'esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fosse uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare. Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall'adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie. Agli eventi che si situano fra il 1917 e il 1918 fa riferimento "Il funerale. Dedicato ad Oskar Panizza", un quadro emblematico in cui l'autore rappresenta l'allegoria dell'umanità impazzita preda della corruzione e del male. Si tratta di una visione grottesca, dissacrante e dai toni macabri dove gli stessi edifici che compaiono sulla scena sembrano sul punto di crollare e travolgere la folla. Di particolare effetto è la bara posta al centro della composizione dove è seduto uno scheletro bianco. Un'altra figura che spicca è il prete che, con le braccia sollevate, tiene nella mano destra un crocifisso bianco che ha la funzione di placare i tre esseri mostruosi e deformi che si parano davanti a lui e che rappresentano l'alcolismo, la sifilide e la peste. Il dipinto è dedicato ad Oskar Panizza il quale, al termine degli studi di medicina e dopo aver pubblicato poesie irriverenti verso il regime, è stato processato ed imprigionato per poi venire internato in alcuni ospedali psichiatrici e spegnersi definitivamente nel 1921. L'opera, pervasa da una vena altamente ironica e pessimistica da parte dell'autore, costituisce un attacco alla società borghese incapace, secondo Grosz, di impedire la tragedia della Prima guerra mondiale. Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all'odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate. La produzione artistica di quegli anni si basava su un linguaggio di matrice cubista e futurista che partiva da fonti artistiche auliche del passato per approdare a modelli iconografici popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l'immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l'ipocrisia e la violenza. Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e violentemente esplicito, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d'affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità. Le deformazioni dell'espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell'immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei del cubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria. I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all'immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti. Nel 1933, con l'avvento del nazismo, George Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938 ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti. La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo. Nel 1958 tornò a vivere in Germania. George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959 a 65 anni. La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa, molto ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso. Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita. Inventò, insieme a John Heartfield, la tecnica del fotomontaggio.
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Georg GROSZ (Berlino 1893 - 1959)
George Grosz, nome d'arte di Georg Ehrenfried Groß (Berlino, 26 luglio 1893 – Berlino, 6 luglio 1959), è stato un pittore tedesco. Tra il 1909 e il 1911 studiò all'Accademia di Dresda, con l'intenzione di comprendere a fondo le tecniche rappresentative degli autori classici. Eseguì quindi copie di opere dei maestri antichi, in particolare di Rubens, esposti nella pinacoteca di Dresda; in questo periodo eseguì anche disegni per giornali e riviste satiriche, utilizzando lo strumento della caricatura. Nel 1913 soggiornò a Parigi, dove entrò in contatto con le avanguardie del cubismo e del futurismo e dove poté ammirare da vicino le opere di Francisco Goya, di Honoré Daumier e di Henri de Toulouse-Lautrec. Fu in questi anni che il suo stile subì un processo di progressiva semplificazione delle forme, sotto l'influenza dell'espressionismo, del cubismo e del futurismo, diffusi tra i giovani artisti del tempo. Nel 1914 Grosz si arruolò nell'esercito tedesco, ma venne presto congedato per motivi di salute; sembra però che il vero motivo del congedo fosse uno shock psicologico per il quale fu ricoverato in un ospedale militare. Tornato alla pittura, tra il 1915 e il 1917 la riduzione grafica del segno si radicalizzò per esprimere il franamento morale seguito alla disfatta prussiana: su tale stile Grosz basò la produzione degli anni seguenti, caratterizzati dall'adesione al movimento dada berlinese e da posizioni politiche rivoluzionarie. Agli eventi che si situano fra il 1917 e il 1918 fa riferimento "Il funerale. Dedicato ad Oskar Panizza", un quadro emblematico in cui l'autore rappresenta l'allegoria dell'umanità impazzita preda della corruzione e del male. Si tratta di una visione grottesca, dissacrante e dai toni macabri dove gli stessi edifici che compaiono sulla scena sembrano sul punto di crollare e travolgere la folla. Di particolare effetto è la bara posta al centro della composizione dove è seduto uno scheletro bianco. Un'altra figura che spicca è il prete che, con le braccia sollevate, tiene nella mano destra un crocifisso bianco che ha la funzione di placare i tre esseri mostruosi e deformi che si parano davanti a lui e che rappresentano l'alcolismo, la sifilide e la peste. Il dipinto è dedicato ad Oskar Panizza il quale, al termine degli studi di medicina e dopo aver pubblicato poesie irriverenti verso il regime, è stato processato ed imprigionato per poi venire internato in alcuni ospedali psichiatrici e spegnersi definitivamente nel 1921. L'opera, pervasa da una vena altamente ironica e pessimistica da parte dell'autore, costituisce un attacco alla società borghese incapace, secondo Grosz, di impedire la tragedia della Prima guerra mondiale. Nel 1919 fu arrestato per aver partecipato alla rivolta spartachista; nello stesso anno si unì al Partito Comunista di Germania. A partire dal 1920 fu più volte denunciato e processato per incitamento all'odio di classe, oltraggio al pudore, vilipendio alla religione e ingiurie contro le forze armate. La produzione artistica di quegli anni si basava su un linguaggio di matrice cubista e futurista che partiva da fonti artistiche auliche del passato per approdare a modelli iconografici popolari. Passò così da disegni caricaturali ad apocalittiche e violente vedute urbane ad una grafica programmaticamente politica, per approdare infine al movimento della Nuova oggettività, alla cui mostra di Mannheim del 1925 Grosz partecipò. Nei dipinti, ma soprattutto nei disegni e nelle litografie di questo periodo, si riflette l'immensa tragedia del dopoguerra tedesco. Strade, tuguri, salotti, caserme, sono come vivisezionati dalla matita corrosiva di Grosz, che senza ironia ne svela impietosamente l'ipocrisia e la violenza. Il suo stile duro e spigoloso, talvolta infantile e violentemente esplicito, è ideale per illustrare persone misere, prostitute, ubriachi, assassini, soldati feriti, con una violenta componente di critica sociale nei confronti della spietata avidità dei ceti dirigenti e di volgari uomini d'affari, nascosta sotto la maschera della rispettabilità. Le deformazioni dell'espressionismo e le semplificazioni del disegno infantile e dell'immaginazione popolare conferiscono una cruda incisività al segno, mentre i piani multipli e gli effetti simultanei del cubismo e del futurismo danno analisi e precisione nei particolari, in una struttura di insieme esaltata e visionaria. I suoi disegni, molti dei quali a inchiostro e acquerello, hanno contribuito notevolmente all'immagine che molti hanno della Germania degli anni Venti. Nel 1933, con l'avvento del nazismo, George Grosz fu considerato un artista degenerato e per questo motivo lasciò la Germania per insegnare a New York; nel 1938 ottenne la cittadinanza degli Stati Uniti. La produzione del periodo americano è però meno incisiva, nonostante i ritorni, in chiave surrealista, alla grafia violenta e spietata di un tempo. Nel 1958 tornò a vivere in Germania. George Grosz morì a Berlino il 6 luglio 1959 a 65 anni. La causa del suo decesso è decisamente singolare: giunto a notte fonda davanti alla sua casa, molto ubriaco, aprì la porta della cantina anziché quella di ingresso. Il risultato fu una rovinosa caduta che gli costò la vita. Inventò, insieme a John Heartfield, la tecnica del fotomontaggio.
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