Nova Hispaniae Descriptio
Riferimento: | S43566 |
Autore | Francesco VALEGIO |
Anno: | 1632 ca. |
Zona: | Spagna e Portogallo |
Misure: | 555 x 445 mm |
Riferimento: | S43566 |
Autore | Francesco VALEGIO |
Anno: | 1632 ca. |
Zona: | Spagna e Portogallo |
Misure: | 555 x 445 mm |
Descrizione
Eccellente carte-à-figures della Spagna (Penisola Iberica), riccamente decorata con la raffigurazione delle principali città e borghi e con i costumi tipici della nazione. La carta si basa sulla carta della Spagna di Pieter van den Keere pubblicata inizialmente nel 1616. Il titolo e l'imprint sono riuniti in un cartiglio in basso a destra, sotto il quale si trova una veduta di Madrid. In alto a destra si trova un semplice cartiglio con due barre di scala e una legenda con i simboli utilizzati sulla carta. L'immagine della carta è incorniciata da scale latitudinali e longitudinali; meridiani e paralleli sono disegnati ad ogni grado completo. La carta è circondata da vedute sul bordo superiore e inferiore, con un ritratto di Filippo IV e lo stemma della Spagna e figure ai lati. La carta fu successivamente acquistata da Johannes Janssonius che la ripubblicò con figure diverse nel 1626 e di nuovo nel 1632 (Schilder, Monumenta Cartographica, VI, 101.3). È su quest'ultimo stato che si basa la presente carta che, tuttavia, presenta tutte le figure e le vedute della bordura invertite; ad esempio, la veduta di Valladolid, che sull’originale è in alto a destra, in questa mappa finisce in alto a sinistra.
Gunther Shilder, nell'introduzione alla sua cartobibliografia delle carte olandesi in folio con bordi decorativi (talvolta definite carte-à-figures, o “carte a pannelli”), ha commentato: “questo genere deve essere considerato uno dei migliori prodotti dell'industria cartografica di Amsterdam. La combinazione vincente tra i progressi delle conoscenze geografiche e l'espressione delle capacità artistiche fece di queste mappe un bene prezioso sia sul mercato nazionale che su quello internazionale” (cfr. Günter Schilder, Monumenta Cartographica Neerlandici VI. "Nederlandse foliokarten met decoratieve randen, 1604-1640”.
Il fatto che molte di queste mappe venissero vendute in fogli separati e inserite solo casualmente negli atlanti compositi dell'epoca ne spiega la rarità odierna, mentre il loro fascino estetico non è diminuito nel corso dei secoli, rendendole esempi altamente collezionabili dell'arte cartografica.
Questa carta della Spagna era ignota a Klaus Stopp, riconosciuto come la maggiore autorità in materia di carte-à-figures. Un esemplare di questa mappa (e di altre anonime carte-à-figures italiane) privo di data ed indicazioni editoriali è stato venduto all’asta, presso Sotheby's Londra, nel novembre del 2008 (lotto 162 e seguenti). Il catalogatore (all’epoca Catherine Slowther, Sotheby’s Senior Specialist), seppure in maniera dubitativa, attribuì la carta a Stefano Mozzi Scolari, datandola al 1642 circa.
L’ipotesi, più che attendibile, veniva basata sulla carta utilizzata per la mappa, una carta italiana come documentato dalla presenza della filigrana: “Seven of the maps following are hitherto unrecorded piracies taken from Dutch models by Pieter van den Keere or Jodocus Hondius Jr (re-)published by Johannes Janssonius in the 1630s and 1640s; one feature of the copying process is that the vast majority of the vignettes and costume figures, as also the armorials on the map of Germany, are reversed in engraving so what was on the left in the original now appears on the right. While this is commonly encountered for decorative features in maps, it is incongruous on the London plan, for example, to see the Tower of London placed on the west side of London and Westminster on the east. (However, all the vignettes on the map of France and three on that of Europe – Venice, Rome and Constantinople – are correctly orientated). Although copied from Dutch models, and assuming the engraved dates of 1641 or 1642 are broadly correct for the publication date of the set, it should be noted that the examples of the maps used were not acquired contemporaneously; the maps of the continents, for example were issued by Janssonius in 1632 with the lower panel removed. It is possible that these maps were engraved in Venice (the plan of Venice being one of the few vignette insets correctly orientated), perhaps by the little known publisher Stefano Scolari, who is known to have published other maps from Dutch originals, but as the maps are without any engraved attribution, this must be speculative. That the paper used in printing was too small for the printing plates may, however, point to a bookseller rather than map- or print-seller. Five of the maps have watermarks showing an anchor in a circle, surmounted by a six-pointed star (Heawood 8?) which indicates the paper to be Italian and of the period”.
Il nostro esemplare – un secondo stato della lastra - presenta interventi di ritocco per la ristampa. Nel cartiglio con il titolo, la data 1632 viene corretta in 1662; sotto alla veduta di Madrid viene aggiunta a firma Stefano Scolari Forma Venetia. Il fatto certifica che l’attribuzione era plausibile.
Tuttavia, l’ipotesi che ci sembra più possibile, che l’autore della mappa sia da ricondursi a Francesco Valegio. Del resto, è ampiamente documentato come Scolari entrò in possesso di un gran numero dei rami del Valegio, ristampandoli semplicemente apponendo la propria firma editoriale. Lo stile grafico della mappa riconduce all’incisore e stampatore veronese. La datazione assegnata corrisponde con l’attività di Valegio e il fatto che non sia firmata non deve sorprendere; si tratta di una copia “pirata” di una mappa che era soggetta a privilegio, una sorta di copyright che tutelava l’editore originale.
L’ipotesi viene suffragata e certificata, dall’esemplare della carte-à-figures dell’Italia in nostro possesso.
https://www.antiquarius.it/it/italia/13049-italiae.html
Nel cartiglio in basso a destra, dove troviamo la dedica a padre Giacomo Antonio Marchesi e l’imprint Stefano Scolari Forma Venetia 1662 (inciso con grafia diversa) si riesce a leggere parzialmente, maldestramente abraso, il precedente imprint editoriale di Francesco Valegio. Per questo assegniamo anche la paternità della carta della Spagna al Valegio; Stefano Mozzi Scolari acquisì la lastra e ne curò questa ristampa del 1662. Per quanto riguarda la datazione delle carte ci viene incontro la dedica che Valegio appone sempre nella carta della penisola. Padre Giacomo Antonio Marchesi, veneto dell’ordine di San Girolamo di Fiesoli (cfr. Luigo Grotto, Sulla condizione antica e moderna di Adria citta del regno Lombardo Veneto succinte notizie, 1830), nel 1630 era Maestro Generale della Religione Fiesolana di San Girolamo come risulta dal Quaresimale pubblicato a Venezia da Giacomo Scaglia (1630). Dunque, la dedica sulla carta al Marchesi, che il Valegio appella già come Magistro Fiesolani Religionis, riconduce la carta dell’Italia al 1630, data che potrebbe essere valida anche per le restanti carte-à-figures.
Francesco Valegio (Verona 1570 circa – 1650 circa) nasce a Verona da famiglia originaria di Valeggio sul Mincio. Un nucleo si trasferì a Venezia dalla prima metà del Cinquecento. Impossibile verificare sul lacunoso Registro dei battezzati la data di nascita tramandata, 1560, posticipata dal Salsi al 1570; quella di morte è stabilita a dopo il 1650. Definito un vero e proprio “imprenditore dell’immagine”: pittore, disegnatore, incisore, stampatore, editore e, a Venezia, anche venditore di stampe (bottega in Spadaria, al Segno della Sorte), ha prodotto moltissime opere, ritratti, soggetti storici e religiosi, comprese stampe devozionali e illustrazioni per libri, con soggetti altrui o incisi da lui stesso. Pubblicò soprattutto carte geografiche, piante di città (tra quelle venete, Padova e territorio, Vicenza, Verona). Spesso collaborava con altri stampatori, tra questi Catarino Dorino (o Doino) con cui entrò in società e con il quale pubblicò una pianta della città di Venezia nel 1611. Secondo Roberto Almagià, Valegio avrebbe messo in commercio un gran numero di riproduzioni e di contraffazioni di lavori di altri incisori; in realtà – come uso all’epoca – comprò diversi rami di altri editori o cartografi, da Gastaldi a Magini, ristampandole come editore e vendendole. L’opera cartografica più impegnativa del Valegio è la Raccolta di le più illustri et famose città di tutto il mondo, pubblicata senza l’indicazione della data, ma riconducibile a dopo il 1590.
Stefano Mozzi Scolari (attivo a Venezia tra il 1644 ed il 1687) era un disegnatore, incisore e editore bresciano, attivo a Venezia dal 1644 al 1687. La sua bottega era una delle migliori calcografie veneziane del ‘600. Esercitò l’arte delle stampe e del commercio di carte geografiche a S. Zulian all’insegna delle Tre Virtù. Si servì dei rami di Bertelli, Valegio e Van Aelst. Curò anche le ristampe di importantissime carte quali la Lombardia del Gastaldi, e le carte dell’Italia di Greuter e Magini.
Acquaforte e bulino, 1632-40 circa (ma esemplare di secondo stato con data 1662). Due lastre di rame impresse su carta vergata coeva, rifilata al rame o con piccoli margini, restauri agli angoli superiori perfettamente eseguiti, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Opera rarissima.
Bibliografia
cfr. Klaus Stopp, ‘Drie Karten von Francesco Sabatini' in Mappae Antiquae Liber Amicorum Günter Schilder, pp. 281-285; cfr. Günter Schilder, Monumenta Cartographica Neerlandici VI. "Nederlandse foliokarten met decoratieve randen, 1604-1640", pp. 405-407, n. 101; Sotheby’s London, Natural History, Travel, Atlases & Maps, November 2008, Lot 166.
Francesco VALEGIO (1570 ca. – 1643 ca.)
Francesco Valegio incisore e stampatore, attivo tra il 1570 e il 1643 ca., secondo il Gori Gambellini, sarebbe nato a Bologna nel 1560, mentre il Salsi, riprendendo lo studio dello Zari, ne convalida l’origine veronese; anche per quanto riguarda la data della sua morte, che pare sia avvenuta a Verona intorno al 1641 – 1643 circa ( U. Thieme – F. Becker). La sua attività di incisore e stampatore si svolse prevalentemente a Venezia, spesso in collaborazione con altri stampatori tra cui Catarino Dorino (o Doino) con il quale ripubblicò la Pianta di Venezia di Franco del 1574 ed una pianta di Vicenza del 1611. Inoltre va ricordata una carta del ducato di Savoia, dapprima edita da Ferrante Bertelli nel 1562, che ebbe una successiva edizione modificandone la data al 1600 e con gli execudit di Donato Rasicotti e Francesco Valegio.
Con l’esempio di questa e di altre stampe, in particolare di carte geografiche, l’Almagià sosteneva che il Valegio avesse messo in commercio un gran numero di riproduzioni e di contraffazioni di lavori di altri incisori.
L’opera cartografica più impegnativa del Valegio è la “Raccolta di le più illustri et famose città di tutto il mondo”, le tavole presenti nella corpus sono prive di data, ad eccezione di Algeri, Costantinopoli e Rodi firmate da Martino Rota di Sebenico, dove compare l’anno 1572. Le piante e le vedute che presentano la firma del Rota costituiscono il nucleo più antico della raccolta e fanno desumere che il progetto editoriale probabilmente sia stato avviato dall’incisore agli inizi degli anni’70 del XVI secolo e lascito incompiuto a seguito nel 1573 del suo trasferimento a Vienna come ritrattista di corte. La presenza di tali carte ha portato a datare l’opera al 1579. Tuttavia, una data così anticipata riferita all’intera raccolta, sembrerebbe molto improbabile, in quanto andrebbe a contrastare i dati biografici del Valegio ( in quella data avrebbe avuto poco più di 15 anni a voler seguire lo studio del Salsi) e inoltre molte delle immagini sono influenzate da modelli figurativi presenti nei primi volumi delle Civitates Orbis Terrarum, di Georg Braun e Frans Hogenberg, edita tra il 1572 ed il 1588.
Nell’intera raccolta di incisioni, precisamente 112 recano la firma o le sigle del Valegio, a cui si può senza alcuno dubbio attribuirsi la paternità dell’intera opera. L’ampliamento del numero delle immagini, da 270 a 322, il netto cambiamento della mano e delle qualità artistiche dell’incisione, le dimensioni variabili degli esemplari, portano a pensare che il volume abbia avuto una gestazione lunga e articolata. Le copie presenti a Roma, Firenze e Londra si compongono di un numero variabile di tavole tra 234 e 250 e contengono tutte e tre gli esemplari le 112 carte firmate dal Valegio. Le immagini facenti parte di queste raccolte costituiscono il più antico nucleo della Raccolta per il quale venne inciso il noto frontespizio. Negli anni che seguirono furono incise da tutt’altra mano, molto più grossolana e imprecisa, 69 piante e vedute che si distinguono dalla precedente serie per una differente impaginazione, tutte recano nella parte bassa una striscia bianca (18 mm) nella quale spesso, ma non sempre compaiono titoli e descrizioni riguardanti la città rappresentata nell’immagine. Le copie che presentano queste caratteristiche sono quelle conservate a Venezia, Firenze e Washington.
In epoca difficile da precisare, ma sicuramente da collocarsi prima dell’edizione curata dal Rasicotti, il Valegio mette in circolazione un nuovo frontespizio, recante il titolo Raccolta dile più famose Città di Italia ,indirizzata questa volta al solo mercato locale, in quante la raccolta raccoglie solo vedute di città italiane. L’ esemplare completo di tutte le immagini viene messo in commercio successivamente dallo stampatore di origine veneziana Donato Rasciotti, editore di altre piante di città alla fine del XVI secolo. In una pianta del 1599, raffigurante Brescia, si firma “in Venetia per Donato Rasciotti al ponte dei Barettari”, mentre nel Teatro delle piu illustri et famose città del mondo ha come indirizzo “A Venetia Al ponte di Bare.ri”
I rami originali di Francesco Velegio ebbero una lunga vita e li troveremo stampati, ancora nel 1713, nell’opera di Raffaello Savonarola ( noto anche come Alfonsus Lasor A Varea, 1680 -1748) Universus Terrarum Orbis.
Il Valegio rappresenta una figura molto significativa nell’orizzonte editoriale calcografico della città lagunare a cavallo tra i due secoli. Secondo il Salsi, la critica è stata fortemente orientata ad un giudizio strettamente estetico, che per lungo tempo ha trascurato “la multiforme ed eclettica attività di questa interessante figura di incisore ed editore calcografico”.
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Francesco VALEGIO (1570 ca. – 1643 ca.)
Francesco Valegio incisore e stampatore, attivo tra il 1570 e il 1643 ca., secondo il Gori Gambellini, sarebbe nato a Bologna nel 1560, mentre il Salsi, riprendendo lo studio dello Zari, ne convalida l’origine veronese; anche per quanto riguarda la data della sua morte, che pare sia avvenuta a Verona intorno al 1641 – 1643 circa ( U. Thieme – F. Becker). La sua attività di incisore e stampatore si svolse prevalentemente a Venezia, spesso in collaborazione con altri stampatori tra cui Catarino Dorino (o Doino) con il quale ripubblicò la Pianta di Venezia di Franco del 1574 ed una pianta di Vicenza del 1611. Inoltre va ricordata una carta del ducato di Savoia, dapprima edita da Ferrante Bertelli nel 1562, che ebbe una successiva edizione modificandone la data al 1600 e con gli execudit di Donato Rasicotti e Francesco Valegio.
Con l’esempio di questa e di altre stampe, in particolare di carte geografiche, l’Almagià sosteneva che il Valegio avesse messo in commercio un gran numero di riproduzioni e di contraffazioni di lavori di altri incisori.
L’opera cartografica più impegnativa del Valegio è la “Raccolta di le più illustri et famose città di tutto il mondo”, le tavole presenti nella corpus sono prive di data, ad eccezione di Algeri, Costantinopoli e Rodi firmate da Martino Rota di Sebenico, dove compare l’anno 1572. Le piante e le vedute che presentano la firma del Rota costituiscono il nucleo più antico della raccolta e fanno desumere che il progetto editoriale probabilmente sia stato avviato dall’incisore agli inizi degli anni’70 del XVI secolo e lascito incompiuto a seguito nel 1573 del suo trasferimento a Vienna come ritrattista di corte. La presenza di tali carte ha portato a datare l’opera al 1579. Tuttavia, una data così anticipata riferita all’intera raccolta, sembrerebbe molto improbabile, in quanto andrebbe a contrastare i dati biografici del Valegio ( in quella data avrebbe avuto poco più di 15 anni a voler seguire lo studio del Salsi) e inoltre molte delle immagini sono influenzate da modelli figurativi presenti nei primi volumi delle Civitates Orbis Terrarum, di Georg Braun e Frans Hogenberg, edita tra il 1572 ed il 1588.
Nell’intera raccolta di incisioni, precisamente 112 recano la firma o le sigle del Valegio, a cui si può senza alcuno dubbio attribuirsi la paternità dell’intera opera. L’ampliamento del numero delle immagini, da 270 a 322, il netto cambiamento della mano e delle qualità artistiche dell’incisione, le dimensioni variabili degli esemplari, portano a pensare che il volume abbia avuto una gestazione lunga e articolata. Le copie presenti a Roma, Firenze e Londra si compongono di un numero variabile di tavole tra 234 e 250 e contengono tutte e tre gli esemplari le 112 carte firmate dal Valegio. Le immagini facenti parte di queste raccolte costituiscono il più antico nucleo della Raccolta per il quale venne inciso il noto frontespizio. Negli anni che seguirono furono incise da tutt’altra mano, molto più grossolana e imprecisa, 69 piante e vedute che si distinguono dalla precedente serie per una differente impaginazione, tutte recano nella parte bassa una striscia bianca (18 mm) nella quale spesso, ma non sempre compaiono titoli e descrizioni riguardanti la città rappresentata nell’immagine. Le copie che presentano queste caratteristiche sono quelle conservate a Venezia, Firenze e Washington.
In epoca difficile da precisare, ma sicuramente da collocarsi prima dell’edizione curata dal Rasicotti, il Valegio mette in circolazione un nuovo frontespizio, recante il titolo Raccolta dile più famose Città di Italia ,indirizzata questa volta al solo mercato locale, in quante la raccolta raccoglie solo vedute di città italiane. L’ esemplare completo di tutte le immagini viene messo in commercio successivamente dallo stampatore di origine veneziana Donato Rasciotti, editore di altre piante di città alla fine del XVI secolo. In una pianta del 1599, raffigurante Brescia, si firma “in Venetia per Donato Rasciotti al ponte dei Barettari”, mentre nel Teatro delle piu illustri et famose città del mondo ha come indirizzo “A Venetia Al ponte di Bare.ri”
I rami originali di Francesco Velegio ebbero una lunga vita e li troveremo stampati, ancora nel 1713, nell’opera di Raffaello Savonarola ( noto anche come Alfonsus Lasor A Varea, 1680 -1748) Universus Terrarum Orbis.
Il Valegio rappresenta una figura molto significativa nell’orizzonte editoriale calcografico della città lagunare a cavallo tra i due secoli. Secondo il Salsi, la critica è stata fortemente orientata ad un giudizio strettamente estetico, che per lungo tempo ha trascurato “la multiforme ed eclettica attività di questa interessante figura di incisore ed editore calcografico”.
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