HISPANIAE nova descriptio
Riferimento: | S32927 |
Autore | Matteo FLORIMI |
Anno: | 1600 ca. |
Zona: | Penisola Iberica |
Luogo di Stampa: | Siena |
Misure: | 478 x 357 mm |
Riferimento: | S32927 |
Autore | Matteo FLORIMI |
Anno: | 1600 ca. |
Zona: | Penisola Iberica |
Luogo di Stampa: | Siena |
Misure: | 478 x 357 mm |
Descrizione
Nel cartiglio ornato in basso a destra, troviamo il titolo: HISPANIAE nova descriptio. Nel più piccolo cartiglio in basso a sinistra troviamo le scale metriche: Scala di miglia Italiane 90 (90 miglia, pari a mm 50) e la Scala leucarum 30 (30 leghe, pari a mm 60). Orientazione nei quattro lati al centro con il nome dei punti cardinali: Septentrio, Meridies, Oriens, Occidens, il nord è in alto. Graduazione ai margini di 10’ in 10’, da 34° 30’ a 44° 42’ di latitudine e da 10° a 26° 12’ (da 9° 10’ a 26° 55’ lato in alto) di longitudine.
Carta anonima, priva di data ed indicazioni editoriali. Si tratta di una fedele derivazione della Regni Hispaniae Postomnivm Editiones Locvpletissima Descriptio di Abraham Ortelius pubblicata per la prima volta ad Anversa nel 1570. Sebbene non firmata, la carta è da attribuirsi, senza ombra di dubbio, alla tipografia di Matteo Florimi. La lastra sembra riconducibile alla mano dell’incisore fiammingo Arnoldo di Arnoldi, che lavorava già per Giovanni Antonio Magini. Il periodo di collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi è riconducibile agli anni 1600-1602 e produsse un discreto numero di mappe.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, rifilata al rame, minime abrasioni lungo la piega centrale visibili al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Opera molto rara, censita per soli 5 esemplari istituzionali in Bifolco-Ronca (cfr. Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, p. 1194).
Matteo Florimi (Polistena 1540 circa – Siena 1613) fu editore e commerciante di libri e di stampe. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri. L’attività cartografica del Florimi produsse stampe di moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografica e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto. Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo (2018), tav. 470; H.A.M. van der Heijden, Matteo Florimi (+1613) – Landkarten und Stadtplanverleger in Siena, in “Florilegium Cartographicum”, Lipsia (1993): n. 9; Hernando Rica (1995): p. 79.
Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)
Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi.
Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente
il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro.
Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina.
L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che
dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni.
L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono
manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle
carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto.
Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
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Matteo FLORIMI (Polistena 1540 circa - Siena 1613)
Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua attività indipendente si ha nel 1589. Nel 1591 pubblicò un libro di Fiori di ricami, a Venezia; la seconda edizione dello stesso venne edita in Siena nel 1593. Nel 1597 pubblicò la Vita di Santa Caterina, incisa da De Jode su opera del Vanni, e la Passione di Cristo, sempre di De Jode su ispirazione di Andrea Boscoli. Pubblicò un grande numero di mappe e soggetti religiosi. Si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pieter De Jode e Thomassin. Commissionò disegni ad Andrea Boscoli. Era in stretto contatto soprattutto col Vanni. Tra il 1605 e il 1608 Florimi ricevette finanziamenti da Ottavio Cinuzzi.
Matteo Florimi nacque a Polistena nel Regno di Napoli (oggi nella provincia di Reggio Calabria), figlio di Giovanni. Errate risultano quindi le ipotesi di nascita fiorentina o senese come documenta chiaramente
il suo testamento. La data di nascita è stimata approssimativamente intorno al 1540, anche se, al momento, non sono noti documenti che provino o smentiscano questa data. Matteo arriva a Siena nel 1581 e da allora, come risulta dal testamento, è “assiduo habitatore nella città di Siena”. Non ci è dato sapere dove Matteo Florimi abbia imparato questo mestiere. Sicuramente non nel suo paese natale, poiché non sono note attività tipografi che nell’area di Reggio Calabria alla fine del Cinquecento. È possibile ipotizzare che Matteo Florimi, durante il viaggio dal paese d’origine e prima di arrivare a Siena, si sia fermato in un’altra città. Il Brunet ci dice che Matteo stampò nel 1596 Fiori di ricami a Firenze, e forse proprio a Firenze, dove lo stampatore aveva evidentemente dei contatti, si può ipotizzare un suo soggiorno prima dell’arrivo a Siena. Il cognome che appare più frequentemente nelle edizioni è “Florimi”, ma talvolta, si trova usato “Florini”, mentre dal Nagler e dal Le Blanc è citato come “Florino”; nei documenti d’archivio è detto impressor de Calabria, stampatore di disegni o più in generale maestro.
Sono sempre i documenti d’archivio e soprattutto i due testamenti redatti in tempi diversi a fornire notizie sulla vita privata e, di conseguenza, anche sull’attività professionale. A tre anni dal suo arrivo a Siena, nel 1584 sposa Alessandra figlia di Antonio di Moneta Banichi, ma 13 anni dopo, anno della deposizione del suo primo testamento, Matteo nomina come usufruttuaria universale dei suoi beni “donna Felice sua dilettissima consorte” fi glia di Stefano da Macerata. Dallo stesso documento risulta chiaro che donna Felice sia la madre dei suoi 6 figli: Giovanni, Francesco, Bernardino, Cecilia, Agnese e Caterina.
L’attività calcografica di Matteo Florimi fu più volte affiancata da veri e propri maestri incisori come Cornelis Galle, Arnoldo degli Arnoldi, Pietro de Iode, Jan Sadeler e artisti come Francesco Vanni, Ventura Salimbeni e Alessandro Casolani, con i quali lo stampatore ha collaborato per la preparazione di soggetti sacri, di madonne e di santi. Questi tipi di figure erano molto richieste, sia dai senesi stessi che
dagli “stranieri”, poiché con un minor dispendio di denaro potevano avere delle opere d’arte e d’ingegno vere e proprie. Delle stampe datate o di probabile datazione, molte sono riconducibili al primo periodo d’attività, indizio, forse, di un mestiere iniziato prima come stampatore di carte sciolte e sviluppato in seguito almeno dal 1602, con una bottega tipografica organizzata in grado di produrre vari generi di pubblicazioni.
L’attività di incisore-ritoccatore del Florimi potrebbe più probabilmente riguardare i soggetti cartografici, illustrando moltissime città e territori di tutto il mondo, che non furono mai disegnati per lui, ma furono
manipolazioni di rilievi già esistenti, o di carte edite da altri stampatori. Nella seconda metà del XVI secolo la curiosità geografi ca e il desiderio di viaggiare, erano molto sentiti, e il Florimi fu lungimirante nel dedicarsi alla produzione di vedute di città a volo d’uccello il più possibile fedeli, destinate a mostrare luoghi mai visti difficilmente visitabili. Allora questo filone editoriale ebbe grande impulso grazie anche alle rilevazioni strumentali che, nel rispetto dei rapporti tra distanze e lunghezze, permettevano il raggiungimento di una buona qualità figurativa e topografica, ma non ancora l’esattezza scientifica delle
carte. Solo nel corso del secolo successivo il fenomeno della cartografia urbana avrà un ulteriore sviluppo quali-quantitativo: sono stampati grandiosi atlanti geografi ci e spettacolari raccolte di vedute di città con rilievi sempre più realistici: opere non più destinate a pochi collezionisti ma sempre più richieste, sia dal mercato italiano che da quello europeo. Il Florimi si inserì perfettamente in questo filone di mercato e contribuì al perfezionamento della nuova “ondata” di rappresentazioni cartografi che copiando alcune stampe di Antonio Lafreri, Claude Duchet, Abraham Ortelius e venendo a sua volta contraffatto.
Per quanto riguarda il lavoro di incisione delle carte, nel 1600, Matteo Florimi chiamò a lavorare presso la sua bottega l’incisore fiammingo Arnoldo degli Arnoldi con la promessa di un maggior compenso rispetto a quello che gli elargiva Giovanni Antonio Magini, presso cui l’artista operava. Quest’offerta del Florimi scatenò le ire del Magini che, pur senza farne il nome, lo chiama “invidioso contraffattore” per avergli sottratto un così abile cartografo. La collaborazione tra il Florimi e l’Arnoldi durò solo due anni (1600-1602), ma fu abbastanza produttiva: insieme stamparono lo Stato di Siena, la Choronografia Tusciae, la Nuova descrittione della Lombardia, l’Europa, l’America e la Descrittione Universale della Terra.
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