La Morte col fanciullo
Riferimento: | S11783 |
Autore | Stefano Della BELLA |
Anno: | 1647 ca. |
Misure: | 145 x 180 mm |
Riferimento: | S11783 |
Autore | Stefano Della BELLA |
Anno: | 1647 ca. |
Misure: | 145 x 180 mm |
Descrizione
Morte che porta via un bambino; al centro di una composizione ovale, Morte di profilo a destra che porta via un bambino, con una seconda Morte che porta via un altro bambino a destra, con il Cimitero degli Innocenti, Parigi, sullo sfondo.
Acquaforte e bulino, circa 1647. Esemplare nel terzo stato di tre, con l’indirizzo dell’editore Vincent in basso.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, rifilata al rame, leggere tracce di colla al verso, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Sullo sfondo, aggiunto a partire dal secondo stato, si può riconoscere la facciata dell’ossario degli Innocenti a Parigi, sotto le cui arcate si svolgeva una rappresentazione di una Danza della Morte che può aver ispirato il Della Bella.
Della serie “Le cinque Morti – Les Cinq Morts”, che l’autore completa in Francia.
Fu probabilmente durante i suoi ultimi anni in Francia che Della Bella iniziò una versione aggiornata della Danza della Morte. Questo soggetto tipicamente nordico e medievale di solito mostrava la Morte in una varietà di situazioni, portando via vittime di ogni età e di ogni ceto sociale. Mentre Della Bella si trovava in Francia ha inciso quattro scene ovali della serie, tra cui questa stampa (Morte che porta un bambino), tre delle quali si svolgono nei cimiteri e la quarta sul campo di battaglia. A questi anni risale probabilmente anche una versione orizzontale della Morte che trionfa in guerra.
Negli ultimi abbi della sua vita, la Bella riprende il tema, creando altri tre episodi in formato ovale - due di questi sono rimasti incompleti alla sua morte.
Nelle prime stampe, in particolare, la Morte è tanto energica quanto spietata: qui si precipita nel cimitero con un bambino urlante e in difficoltà. L'ambientazione è il Cimitero degli Innocenti a Parigi, un luogo che della Bella conosceva senza dubbio, dato che molti editori e stampatori avevano i loro negozi al piano terra degli ossari.
Il Metropolitan Museum of Art ha un disegno preparatorio (1983.137) per questa incisione.
Stefano della Bella fu uno degli incisori più interessanti e originali nella Firenze del XVII secolo e può considerarsi l’unico geniale continuatore dell’opera di Jacques Callot. La sua educazione artistica ebbe inizio a Firenze nella bottega degli orafi Gasparo Mola e Orazio Vanni, e la precisione del segno, tipica dell’arte orafa resterà caratteristica del suo stile. Studiò poi presso Giovanni Battista Vanni e forse anche presso il Cantagallina e Cesare Dandini, ma ben presto si dedicò all'incisione. Il suo vero maestro può considerarsi Jacques Callot, l’incisore francese che soggiornò a lungo a Firenze lasciando una forte impronta nel panorama artistico della città.
Gli anni più importanti della sua carriera sono quelli che trascorre a Parigi, dal 1639 al 1650, stipendiato da Lorenzo de' Medici: lavorò insieme ad Israel Silvestre, con gli editori Langlois, Ciartres e Pierre Mariette, per stampatori francesi e per commissioni di gran prestigio, come quelle del 1641 per il cardinale Richelieu che gli affidò le illustrazioni delle sue imprese guerresche.
Intorno al 1647, durante un viaggio in Olanda, dove eseguì le acqueforti con le vedute del porto di Amsterdam, incontrò Rembrandt e da quella data notiamo una eco profonda dell’arte dell’olandese nella grafica del Della Bella.
Bibliografia
De Vesme - Massar Stefano della Bella (1971) n. 88, III/III; F.Carey (ed.), "The Apocalypse and the Shape of Things to Come", exh. cat., BM, London, 1999, nos 112-115.
Stefano Della BELLA (Firenze 1610 - 1664)
Stefano della Bella fu uno degli incisori più interessanti e originali nella Firenze del XVII secolo e può considerarsi l’unico geniale continuatore dell’opera di Jacques Callot. La sua educazione artistica ebbe inizio a Firenze nella bottega degli orafi Gasparo Mola e Orazio Vanni, e la precisione del segno, tipica dell’arte orafa resterà caratteristica del suo stile. Studiò poi presso Giovanni Battista Vanni e forse anche presso il Cantagallina e Cesare Dandini, ma ben presto si dedicò all'incisione. Il suo vero maestro può considerarsi Jacques Callot, l’incisore francese che soggiornò a lungo a Firenze lasciando una forte impronta nel panorama artistico della città.
Lorenzo dé Medici prese a proteggere il piccolo Stefano, e dal 1633 al 1636 lo invitò a Roma, dove l’artista studiò realizzando numerose copie dall’antico e da opere di Polidoro, e dove incise la sua prima opera importante: l’Entrata a Roma dell’ambasciatore di Polonia Giorgio Ossolinsky nel 1633. Del 1634 sono altre celebri incisioni edite invece a Firenze, come le otto Vedute di mare che verranno poco dopo copiate dal francese F. Collignon, o gli Apparati per le esequie di Francesco de' Medici, a cui faranno seguito altre illustrazioni di apparati e feste fiorentine. Gli anni più importanti della sua carriera sono quelli che trascorre a Parigi, dal 1639 al 1650, stipendiato da Lorenzo de' Medici: lavorò insieme ad Israel Silvestre, con gli editori Langlois, Ciartres e Pierre Mariette, per stampatori francesi e per commissioni di gran prestigio, come quelle del 1641 per il cardinale Richelieu che gli affidò le illustrazioni delle sue imprese guerresche. Accanto a incisioni "ufficiali", abbondano le serie per gli amatori: vedute e capricci, paesaggi e battaglie, frontespizi e studi didattici, scene sacre, piani topografici, ritratti, animali, e fantasiose invenzioni ornamentali che saranno importantissime per lo sviluppo del gusto rococò.
Intorno al 1647, durante un viaggio in Olanda, dove eseguì le acqueforti con le vedute del porto di Amsterdam, incontrò Rembrandt e da quella data notiamo una eco profonda dell’arte dell’olandese nella grafica del Della Bella. Rientrò in patria nel 1650, favorevolmente riaccolto dai Medici che non mancheranno di dargli commissioni, intrecciate tuttavia con una intensa attività personale, anche per i suoi editori francesi. Dopo una lunga malattia morì a Firenze nel 1664, senza lasciare una vera e propria scuola, ma una produzione esemplare di cui molti profitteranno, in Italia e fuori, fino al secolo XVIII e oltre.
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Stefano Della BELLA (Firenze 1610 - 1664)
Stefano della Bella fu uno degli incisori più interessanti e originali nella Firenze del XVII secolo e può considerarsi l’unico geniale continuatore dell’opera di Jacques Callot. La sua educazione artistica ebbe inizio a Firenze nella bottega degli orafi Gasparo Mola e Orazio Vanni, e la precisione del segno, tipica dell’arte orafa resterà caratteristica del suo stile. Studiò poi presso Giovanni Battista Vanni e forse anche presso il Cantagallina e Cesare Dandini, ma ben presto si dedicò all'incisione. Il suo vero maestro può considerarsi Jacques Callot, l’incisore francese che soggiornò a lungo a Firenze lasciando una forte impronta nel panorama artistico della città.
Lorenzo dé Medici prese a proteggere il piccolo Stefano, e dal 1633 al 1636 lo invitò a Roma, dove l’artista studiò realizzando numerose copie dall’antico e da opere di Polidoro, e dove incise la sua prima opera importante: l’Entrata a Roma dell’ambasciatore di Polonia Giorgio Ossolinsky nel 1633. Del 1634 sono altre celebri incisioni edite invece a Firenze, come le otto Vedute di mare che verranno poco dopo copiate dal francese F. Collignon, o gli Apparati per le esequie di Francesco de' Medici, a cui faranno seguito altre illustrazioni di apparati e feste fiorentine. Gli anni più importanti della sua carriera sono quelli che trascorre a Parigi, dal 1639 al 1650, stipendiato da Lorenzo de' Medici: lavorò insieme ad Israel Silvestre, con gli editori Langlois, Ciartres e Pierre Mariette, per stampatori francesi e per commissioni di gran prestigio, come quelle del 1641 per il cardinale Richelieu che gli affidò le illustrazioni delle sue imprese guerresche. Accanto a incisioni "ufficiali", abbondano le serie per gli amatori: vedute e capricci, paesaggi e battaglie, frontespizi e studi didattici, scene sacre, piani topografici, ritratti, animali, e fantasiose invenzioni ornamentali che saranno importantissime per lo sviluppo del gusto rococò.
Intorno al 1647, durante un viaggio in Olanda, dove eseguì le acqueforti con le vedute del porto di Amsterdam, incontrò Rembrandt e da quella data notiamo una eco profonda dell’arte dell’olandese nella grafica del Della Bella. Rientrò in patria nel 1650, favorevolmente riaccolto dai Medici che non mancheranno di dargli commissioni, intrecciate tuttavia con una intensa attività personale, anche per i suoi editori francesi. Dopo una lunga malattia morì a Firenze nel 1664, senza lasciare una vera e propria scuola, ma una produzione esemplare di cui molti profitteranno, in Italia e fuori, fino al secolo XVIII e oltre.
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