Prospetto della caduta del Fiume Velino d.a delle Marmore nel fiume Nera
Riferimento: | S43671 |
Autore | Francesco Carrara |
Anno: | 1779 |
Zona: | Terni - Cascata delle Marmore |
Misure: | 170 x 205 mm |
Riferimento: | S43671 |
Autore | Francesco Carrara |
Anno: | 1779 |
Zona: | Terni - Cascata delle Marmore |
Misure: | 170 x 205 mm |
Descrizione
Veduta della Cascata delle Marmore. Tavola tratta da La Caduta Del Velino Nella Nera Presentata A N. S. Pio Sesto Da Francesco Carrara Segretario Del Concilio, In Roma: Per Il Casaletti, 1779, interessante scritto sulla Cascata delle Marmore, che ci tramanda l'aspetto della cascata prima dei lavori intrapresi dell'architetto Andrea Vici nel 1787, nell’area paludosa dell’antico Lacus Velinus.
Nel 1545 papa Paolo III ordinò la costruzione di un nuovo canale, che fu completato nel 1598. La presenza di questo canale, tuttavia, creava problemi alle campagne della valle sottostante, poiché il Nera spesso esondava. Fu Papa Clemente VIII nel 1598 a dare incarico all'architetto Giovanni Fontana di bonificare la zona paludosa; un primo, veloce, rimedio per risolvere il problema fu quello di costruire un ponte per regolare l'acqua nel Velino, ma solo nel 1787 l'architetto Vici fu incaricato da papa Pio VI e progettò la cascata artificiale detta delle Marmore, conferendole l'aspetto attuale e risolvendo così la maggior parte dei problemi.
Nel 1779 Francesco Carrara presentò al papa Pio VI questa dissertazione, ponendo alla sua attenzione il problema dell’area. Carrara era un cardinale di nobili origine bergamasche, con notevoli attitudini nel campo giudiziario come uditore civile del tribunale dell'auditore di Camera.
Acquaforte, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Cfr. Lichtenthal 238; Lozzi 5308 (in nota); Francesco Raco - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977).
Francesco Carrara (Ghisalba, 1º novembre 1716 – Roma, 26 marzo 1793) è stato un cardinale italiano.
Di nobile famiglia, figlio di Carlo e di Anna Maria Passi, studiò al collegio Mariano di Bergamo (con il fratello Giacomo, futuro collezionista d'arte), quindi a Brescia, a Padova e a Roma, presso il Collegio Cerasoli (dal 17396, su sollecitazione di monsignor Alessandro Furietti. In quest'ultima città trascorse il resto della sua vita, intraprendendo la carriera in Curia.
Papa Pio VI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 14 febbraio 1785 con titolo di San Girolamo degli Schiavoni e fu addetto alle congregazioni del Concilio, di Propaganda Fide, dei Vescovi e regolari, e dell'Indice.
Fu membro molto attivo dell'ambiente culturale romano, dentro e fuori la Curia, mantenendo tuttavia sempre un profilo discreto e prudente, come ad esempio nel caso della scottante questione della soppressione dei Gesuiti, o dell'espansione delle correnti gianseniste.
Era un attento conoscitore di libri, che leggeva, acquistava presso i maggiori editori italiani e consigliava al fratello Giacomo come ad altri corrispondenti bergamaschi. Inoltre prese parte a diverse imprese editoriali, grazie alla rete di relazioni con altri religiosi - come il cardinale Querini e il cardinale Furietti - e con editori e stampatori bergamaschi, in particolare Pier Antonio Serassi e Pietro Lancellotti.
Morì il 26 marzo 1793, dopo una breve malattia: all'indomani del decesso il corpo fu sottoposto ad autopsia, procedura inusuale al tempo.
|
Francesco Carrara (Ghisalba, 1º novembre 1716 – Roma, 26 marzo 1793) è stato un cardinale italiano.
Di nobile famiglia, figlio di Carlo e di Anna Maria Passi, studiò al collegio Mariano di Bergamo (con il fratello Giacomo, futuro collezionista d'arte), quindi a Brescia, a Padova e a Roma, presso il Collegio Cerasoli (dal 17396, su sollecitazione di monsignor Alessandro Furietti. In quest'ultima città trascorse il resto della sua vita, intraprendendo la carriera in Curia.
Papa Pio VI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 14 febbraio 1785 con titolo di San Girolamo degli Schiavoni e fu addetto alle congregazioni del Concilio, di Propaganda Fide, dei Vescovi e regolari, e dell'Indice.
Fu membro molto attivo dell'ambiente culturale romano, dentro e fuori la Curia, mantenendo tuttavia sempre un profilo discreto e prudente, come ad esempio nel caso della scottante questione della soppressione dei Gesuiti, o dell'espansione delle correnti gianseniste.
Era un attento conoscitore di libri, che leggeva, acquistava presso i maggiori editori italiani e consigliava al fratello Giacomo come ad altri corrispondenti bergamaschi. Inoltre prese parte a diverse imprese editoriali, grazie alla rete di relazioni con altri religiosi - come il cardinale Querini e il cardinale Furietti - e con editori e stampatori bergamaschi, in particolare Pier Antonio Serassi e Pietro Lancellotti.
Morì il 26 marzo 1793, dopo una breve malattia: all'indomani del decesso il corpo fu sottoposto ad autopsia, procedura inusuale al tempo.
|