CORTONA CITTÀ ANTICHISSIMA IN TOSCANA METROPOLI GiA' DI TURRENIA

Riferimento: S39414
Autore Giacomo LAURO
Anno: 1634 ca.
Zona: Cortona
Misure: 237 x 192 mm
1.000,00 €

Riferimento: S39414
Autore Giacomo LAURO
Anno: 1634 ca.
Zona: Cortona
Misure: 237 x 192 mm
1.000,00 €

Descrizione

Pianta della città tratta da Heroico Splendore delle Città del Mondo, rarissima pubblicazione stampata per la prima volta a Roma nel 1639, e successivamente, ampliata con l’aggiunta di dieci nuove opere, nel 1642.

In alto, lungo il bordo, il titolo CORTONA CITTÀ ANTICHISSIMA IN TOSCANA METROPOLI Già DI TURRENIA .Stef. a sinistra lo stemma della famiglia Medici, a destra nel riquadro sormontato dal blasone di famiglia la dedica Al Mol. Ill.e e Mol.e Ecc.te Sig. et P[at]ron[us] mio Colend.o Il S.r Galeotto Redolfini Dottor di legge Gentilhuomo Cortonese. Si come li antichi Re Tirreni habitatori della Città di Cortona patria di V.S. con l’osservanza della Tramontana ritrovarono esquisito muodo di navigare e guerreggiar: per mare, che per ciò denotare, portar per arme con le stelle i scacchi e furono Chiamati Re Dolfini, così io con l’ossequio verso V.S. guidato quasi da novella Tramontana dalla benignità delle sue stelle, mi trovo hora arrivato in sicuro porto di esporre al gusto universale questa pianta e historia da gravi autori raccolta in viste ragione fondata, onde tenga certa seranza che dall’istessa ne sarà fugata la malvagità degl’invidi detrattori, le Dedico dunque a V.S. a questo effetto, e le fò riverenza di Roma. Di V.S. Molt. Ill.re e M.re  Ecc.te humilis. S. Iacomo Lauro s. Rom. D.D. In basso lungo il bordo: a sinistra la firma I. Lauro Romano f. 1634; al centro Piero Berettini Coortonese delin. a destra In Roma con licenza de Superiori e Privil. Del Som[m]o Pont. Nei due riquadri in basso disposta su cinque colonne una legenda numerica di 58 rimandi a luoghi, cose e monumenti notabili. Orientazione con una rosa dei venti con il nord-est in alto. Acquaforte, dimensioni 192x237 mm.

Pianta prospettica delineata dal celebre pittore ed architetto Pietro Berrettini da Cortona (1596-1669). L’opera è inserita nel piccolo opuscolo (A–K4) dal titolo HISTORIA DELL’ANTICHISSIMA CITTÀ DI CORTONA IN TOSCANA, CON UNA CRONOLOGIA DELLI RE D’ETRURIA E D’ALTRI RE E PRINCIPI, DI GIACOMO LAURO, ROMANO. Dedicata al molt’Illustre e molto Rever. Sig. & Padron Colendissimo IL SIG ANDREA TRZEBICKI Scolastico della Cathedrale di Plocia Gentilhuomo Polaccho. In Roma, Appresso Lodovico Grignani MDCXXXIX. La dedica a Andrzej Trzebicki, prete polacco-lituano poi eletto vescovo di Cracovia, è datata 1° settembre 1639, mentre la pianta venne realizzata 5 anni prima, nel 1634, come si evince dalla data che segue la firma del Lauro. Reca incisa, nel cartiglio in alto a destra, la dedica a Galeotto Ridolfini di Cortona. Le evidenti abrasioni e cancellature nel testo della dedica lasciano supporre che esista una tiratura antecedente dell’opera, che si suppone quindi che circolasse ben prima della pubblicazione nell’opuscolo.

Giacomo Lauro, fu incisore, stampatore e conoscitore di antichità attivo prevalentemente in ambito romano tra il 1583 e il 1645. Non si conosce la data e il luogo di nascita, ma il fatto che egli firmasse le sue opere come "Jacobus Laurus Romanus" lascia presumere che fosse originario di Roma. Nulla si conosce della sua formazione. La prima testimonianza documentaria che attesta la sua presenza a Roma, in cui è definito "intagliatore di rame romano", risale al 1583; mentre la sua prima stampa conosciuta è un Tiberio con la daga (o Il gladiatore), pubblicata da Claudio Duchetti nel 1585. Nonostante abbia affrontato tematiche storiche, mitologiche, devozionali, il Lauro è noto soprattutto per la produzione di piante e vedute di città, a cominciare dalla veduta a volo d'uccello di Rocca Contrada (Arcevia), realizzata nel 1594 per Angelo Rocca su disegno di Ercole Ramazzani. Negli anni 1630-45, Lauro si dedicò alla pubblicazione di una serie di piante e descrizioni di città italiane e straniere in forma di piccoli opuscoli, alcuni dei quali furono raccolti nel 1639 sotto il titolo di Heroico splendore delle città del mondo.

Le piante di Lauro, dunque, furono il frutto di un lungo lavoro di ricerca, basato su fonti primarie, e pubblicato per la prima volta in libri o opuscoli con testo relativo alla storia della città. Scrive Thomas Ashby: “Negli anni 1630-1645 il Lauro pubblicò un numero rilevante di descrizioni di città in tanti opuscoli col testo, tutti in folio piccolo oblungo. Le piante non sono tutte originali […] Molte volte sono state adoperate come fonti, s’intende, le belle tavole dell’atlante del Lafrèry. Ma anche altre piante sono state messe sotto contributo - molto è stato preso o dall’opera di Braun e Hogenberg, Civitales Orbis Terrarum, oppure anche in questo caso da fonti comuni. Non mancano i contatti con Matteo Florimi di Siena, il quale in nessun caso compì di opera propria, ma copiò sempre i lavori degli altri. La pianta di Viterbo, finalmente, è derivata dalla pianta di Tarquinio Ligustri di Viterbo, fatta nel 1596 e dedicata al Cardinale Odoardo Farnese, Alcune di queste piante furono raccolte sotto il titolo seguente, inciso nel 1639; HEROICO SPLENDORE DELLE CITTA DEL MONDO LIBRO PRIMO DI IACOMO LAURO ROMANO Dove si uedono le piante di molte Citta Ill.ri e di molte non più state alla stampa con le loro origini et atti segnalati, et quanto si estende il dominio di esse sino alli presenti tempi in Roma l’Anno di nostra salute 1639” (cfr. Thomas Ashby, L'Heroico splendore delle città del mondo, in “La Bibliofilia”, XXXI (1929), pp. 105-122).

L’opera venne ristampata nel 1642 con imprint in Roma l’Anno di nostra salute 1642 /Con priuilegio del somo Pontefice, et d'altri Potent.ti Con licenza de Superiori. Sebbene nel frontespizio si parli di “Libro primo” un secondo volume della raccolta non venne mia pubblicato.

Incisione in rame, stampata su carta vergata coeva, con margini, leggerissime ossidazioni, per il resto in ottimo stato di conservazione. Rarissima.

Bibliografia

Ashby (1929): pp. 111-112, n. 11 e p. 120, n. 34; Cremonini (1991): pp. 37-38, n. 21; Ganado (1994): p. 168, n. 27; Thomas Ashby, Un incisore antiquario del Seicento, I, Note intorno alla vita ed opere di Giacomo Lauro, in “La Bibliofilia”, XXVIII (1926-27), pp. 361-373; II, L'opera "Antiquae Urbis splendor", ibid., pp. 453-460; III, ibid., XXIX (1927), pp. 356-369; IV, L'Heroico splendore delle città del mondo, ibid., XXXI (1929), pp. 105-122.

Giacomo LAURO (1561-1645/50)

Incisore, stampatore e conoscitore di antichità attivo prevalentemente in ambito romano tra il 1583 e il 1645. Non si conosce la data e il luogo di nascita, ma il fatto che egli firmasse le sue opere come "Jacobus Laurus Romanus" lascia presumere che fosse originario di Roma. Nulla si conosce della sua formazione. La prima testimonianza documentaria che attesta la sua presenza a Roma, in cui è definito "intagliatore di rame romano", risale al 1583; mentre la sua prima stampa conosciuta è un Tiberio con la daga (o Il gladiatore), pubblicata da C. Duchet nel 1585. Nonostante abbia affrontato tematiche storiche, mitologiche, devozionali, il Lauro è noto soprattutto per la produzione di piante e vedute di città, a cominciare dalla veduta a volo d'uccello di Rocca Contrada (Arcevia), realizzata nel 1594 su disegno di E. Ramazzani. Nel 1599, basandosi su un disegno di A. Tempesta,incise e pubblicò una pianta di Roma, ristampata nel 1630, dal titolo Septem Urbis ecclesiae cum earum reliquiis stationibus et indulgentiis. La fama del Lauro è affidata soprattutto all'Antiquae Urbis splendor, la sua opera più celebre, iniziata nel 1586 e suddivisa in quattro libri. I primi due, datati rispettivamente 1612 e 1613 e pubblicati a Roma, comprendono 99 tavole con i monumenti più rappresentativi della Roma antica. Nella prefazione l’autore ricorda un lavoro preparatorio durato 28 anni. Il terzo libro risale al 1615 e si compone di 34 fogli nei quali sono ancora rappresentate architetture dell'antica Roma. Con il quarto libro, 1628, l'opera raggiunse complessivamente le 177 tavole. Quest'ultima parte contiene ancora immagini della città antica e vedute di rovine, ma soprattutto incisioni con i più significativi edifici realizzati in epoche successive: le grandi basiliche, i palazzi nobiliari, le ville e i giardini. Alla prima edizione seguirono numerose altre.Nel 1699 la calcografia di D. De Rossi ripubblicò in una nuova veste tipografica la serie: fu suddivisa in due parti, quella con i monumenti della Roma antica (Romanae magnitudinis monumenta) e quella con le vedute e gli edifici della città moderna (Collectio antiquitatum Urbis). In entrambe, le immagini del Lauro, che costituiscono comunque la parte preponderante, furono integrate con vedute di altri incisori. Nel suo intento di ricostruire l'immagine della Roma antica, Lauro elaborò un linguaggio semplice ed essenziale, ispirato in parte a modelli di artisti come P. Ligorio, A. Lafréry, E. Du Pérac. Tra i suoi propositi non c'era quello di operare una ricostruzione corretta e fedele dei monumenti, che infatti furono spesso reintegrati con elementi di fantasia, ma il desiderio di suscitare stupore e meraviglia, rendendo manifesti la grandezza e lo splendore degli antichi. Negli anni 1630-45, Lauro si dedicò alla pubblicazione di una serie di piante e descrizioni di città italiane e straniere in forma di piccoli opuscoli, alcuni dei quali furono raccolti nel 1639 sotto il titolo di Heroico splendore delle città del mondo.

Giacomo LAURO (1561-1645/50)

Incisore, stampatore e conoscitore di antichità attivo prevalentemente in ambito romano tra il 1583 e il 1645. Non si conosce la data e il luogo di nascita, ma il fatto che egli firmasse le sue opere come "Jacobus Laurus Romanus" lascia presumere che fosse originario di Roma. Nulla si conosce della sua formazione. La prima testimonianza documentaria che attesta la sua presenza a Roma, in cui è definito "intagliatore di rame romano", risale al 1583; mentre la sua prima stampa conosciuta è un Tiberio con la daga (o Il gladiatore), pubblicata da C. Duchet nel 1585. Nonostante abbia affrontato tematiche storiche, mitologiche, devozionali, il Lauro è noto soprattutto per la produzione di piante e vedute di città, a cominciare dalla veduta a volo d'uccello di Rocca Contrada (Arcevia), realizzata nel 1594 su disegno di E. Ramazzani. Nel 1599, basandosi su un disegno di A. Tempesta,incise e pubblicò una pianta di Roma, ristampata nel 1630, dal titolo Septem Urbis ecclesiae cum earum reliquiis stationibus et indulgentiis. La fama del Lauro è affidata soprattutto all'Antiquae Urbis splendor, la sua opera più celebre, iniziata nel 1586 e suddivisa in quattro libri. I primi due, datati rispettivamente 1612 e 1613 e pubblicati a Roma, comprendono 99 tavole con i monumenti più rappresentativi della Roma antica. Nella prefazione l’autore ricorda un lavoro preparatorio durato 28 anni. Il terzo libro risale al 1615 e si compone di 34 fogli nei quali sono ancora rappresentate architetture dell'antica Roma. Con il quarto libro, 1628, l'opera raggiunse complessivamente le 177 tavole. Quest'ultima parte contiene ancora immagini della città antica e vedute di rovine, ma soprattutto incisioni con i più significativi edifici realizzati in epoche successive: le grandi basiliche, i palazzi nobiliari, le ville e i giardini. Alla prima edizione seguirono numerose altre.Nel 1699 la calcografia di D. De Rossi ripubblicò in una nuova veste tipografica la serie: fu suddivisa in due parti, quella con i monumenti della Roma antica (Romanae magnitudinis monumenta) e quella con le vedute e gli edifici della città moderna (Collectio antiquitatum Urbis). In entrambe, le immagini del Lauro, che costituiscono comunque la parte preponderante, furono integrate con vedute di altri incisori. Nel suo intento di ricostruire l'immagine della Roma antica, Lauro elaborò un linguaggio semplice ed essenziale, ispirato in parte a modelli di artisti come P. Ligorio, A. Lafréry, E. Du Pérac. Tra i suoi propositi non c'era quello di operare una ricostruzione corretta e fedele dei monumenti, che infatti furono spesso reintegrati con elementi di fantasia, ma il desiderio di suscitare stupore e meraviglia, rendendo manifesti la grandezza e lo splendore degli antichi. Negli anni 1630-45, Lauro si dedicò alla pubblicazione di una serie di piante e descrizioni di città italiane e straniere in forma di piccoli opuscoli, alcuni dei quali furono raccolti nel 1639 sotto il titolo di Heroico splendore delle città del mondo.