Tusciae Insignis Italiae provincia Vera ac elegans chorographia autore Hieronimo Bellarmato
Riferimento: | S38307 |
Autore | Gerard DE JODE |
Anno: | 1578 ca. |
Zona: | Toscana |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 255 x 365 mm |
Riferimento: | S38307 |
Autore | Gerard DE JODE |
Anno: | 1578 ca. |
Zona: | Toscana |
Luogo di Stampa: | Anversa |
Misure: | 255 x 365 mm |
Descrizione
Rara carta geografica che copre il territorio della Toscana (Tuscia) basata sul modello introdotto da Girolamo Bellarmato nel 1536. Orientata con il sud in alto, la mappa si estende dalla foce del fiume Magra a nord fino ad arrivare a Roma a sud.
La mappa è pubblicata nello Speculum Orbis Terrarum di Gerard de Jode, stampato ad Anversa nel 1578 e ristampato nel 1593 dal figlio Cornelis de Jode.
“La CHOROGRAPHIA TUSCIAE di Girolamo Bellarmato (o Bellarmati) rappresenta il prototipo della cartografia a stampa della regione. Di forma leggermente trapezoidale, è composta da quattro fogli uniti. Sebbene priva di scala grafica, dal valore dei gradi di latitudine possiamo ricostruire il valore della riduzione, pari a 1:325.000 circa. Nella lunga dedica a Valerio Orsini, generale dell’esercito dei Medici, l’autore specifica che la carta è utile per la professione sua presentandola perciò quale strumento ad uso militare, politico e amministrativo. Questo prodotto cartografico si basa su dati ricavati da una sistematica osservazione diretta, da misurazioni e rilievi effettuati dall’autore sul territorio. Viene data attenzione a tutti gli aspetti geografici; per i centri abitati la grandezza della raffigurazione è rapportata all’entità della popolazione. Molto curata l’idrografia, ben evidenziata l’orografia che è disegnata con dei coni, di maggiori dimensioni per i rilievi più importanti. Questo pregevole ed innovativo lavoro fu preso a modello per molti anni a seguire ed ebbe numerose derivazioni. Come osserva Biasutti (1908), anche Gastaldi utilizzò il rilievo del Bellarmato per comporre la sua carta della penisola (1561). L’opera costituisce altresì la base per le carte della regione che i fiamminghi Abraham Ortelius (1570), Gerad de Jode (1578) e Gerard Mercator (1587) inseriscono nei rispettivi atlanti. Della carta è oggi noto un solo esemplare, conservato all’Archivio di Stato di Firenze” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, (2018) pp. 1960-63).
Gerard de Jode fu un celebre incisore e stampatore, nativo di Nimega nel 1509. Dopo aver compiuto studî di matematica e di cosmografia, apprese l'arte dell'incisione, fu per qualche tempo alla corte di Carlo V a Bruxelles, poi si trasferì ad Anversa, dove già a partire dal 1551 cominciò a stampare incisioni artistiche di Franz Huys, Martin de Vos, Corneille de Cort, ecc.; ma presto si specializzò nell'incisione di carte geografiche e stampò ad Anversa il celebre mappamondo di Giacomo Gastaldi, nel 1568 l'Italia dello stesso, poi altre carte di molti autori, anche italiani, nel 1564 un grande mappamondo di Abraham Ortelius (Nova totius Terrarum Orbis iuxta neotericorum traditionem descriptio) e infine nel 1578 un vero e proprio atlante con il titolo di Speculum Orbis Terrarum, in 65 tavole, di autori diversi, già in parte pubblicate isolatamente. È uno dei primi atlanti moderni (preceduto soltanto dal Theatrum dell'Ortelius), oggi estremamente raro. Negli ultimi anni della sua vita attendeva a preparare carte dei singoli continenti, di grandi dimensioni, che forse furono poi pubblicate, al pari di un gran mappamondo, dal figlio Cornelio. Questi, nato ad Anversa nel 1568, continuò con molta sagacia l'opera del padre; nel 1589 pubblicò un mappamondo, nel 1593 una nuova edizione dello Speculum, accresciuta, in 109 carte, e nel 1596 una Introductio geographica in tabulas Europae, Asiae, Africae et Americae; le tavole, cui qui si allude, sono probabilmente quelle preparate dal padre e delle quali il figlio curò la stampa; esse non sono peraltro giunte fino a noi. Cornelio viaggiò poi a lungo nei paesi nordici e anche in Spagna. Ritornando in patria, morì a Mons il 17 ottobre 1600.
Acquaforte e bulino, margini bianchi su tre lati, antiche annotazioni manoscritte sul margine di destra, qualche sporadica e lieve fioritura, nel complesso in ottimo stato di conservazione. Finemente colorata a mano.
Bibliografia
cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, (2018) pp. 1960-63; Karrow (1993): n. 10/1; Mori (1907): p. 282; Pellegrini (2002): p. 69; Rombai (1993): pp. 91-94.
Gerard de Jode, nato a Nijmegen, era cartografo, incisore, tipografo e editore nella città di Antwerp, attivo all’incirca nello stesso periodo di Ortelius. Non fu mai in grado di rappresentare un’effettiva minaccia per il suo rivale in affari sebbene, per ironia della sorte, abbia pubblicato il famoso Planisfero di Ortelius in otto fogli nel 1564. Il suo atlante più importante, oggi estremamente raro, non poté essere pubblicato fino al 1578, otto anni dopo il Theatrum, poiché, all’epoca, Ortelius aveva ottenuto il monopolio. La ristampa ingrandita che fece il figlio Cornelis nel 1593 si trova più frequentemente. Alla morte del figlio, le lastre di rame passarono a J. B. Vrients (che comprò le lastre di Ortelius più o meno nello stesso periodo) e, apparentemente, non vennero stampate altre edizioni dell’atlante; tuttavia, si conosce almeno un’ulteriore edizione della Mappa del Polo del 1618.
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Gerard de Jode, nato a Nijmegen, era cartografo, incisore, tipografo e editore nella città di Antwerp, attivo all’incirca nello stesso periodo di Ortelius. Non fu mai in grado di rappresentare un’effettiva minaccia per il suo rivale in affari sebbene, per ironia della sorte, abbia pubblicato il famoso Planisfero di Ortelius in otto fogli nel 1564. Il suo atlante più importante, oggi estremamente raro, non poté essere pubblicato fino al 1578, otto anni dopo il Theatrum, poiché, all’epoca, Ortelius aveva ottenuto il monopolio. La ristampa ingrandita che fece il figlio Cornelis nel 1593 si trova più frequentemente. Alla morte del figlio, le lastre di rame passarono a J. B. Vrients (che comprò le lastre di Ortelius più o meno nello stesso periodo) e, apparentemente, non vennero stampate altre edizioni dell’atlante; tuttavia, si conosce almeno un’ulteriore edizione della Mappa del Polo del 1618.
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