COSTANTINOPOLI

Riferimento: S35103
Autore Claudio DUCHET (Duchetti)
Anno: 1570 ca.
Zona: Istanbul
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 443 x 300 mm
3.000,00 €

Riferimento: S35103
Autore Claudio DUCHET (Duchetti)
Anno: 1570 ca.
Zona: Istanbul
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 443 x 300 mm
3.000,00 €

Descrizione

Pianta prospettica della città incisa da Giacomo Franco per l'editore Claudio Duchetti.

Esemplare nel secondo stato, con l'indirizzo dell'editore Giovanni Orlandi.

In alto, sotto il bordo superiore, è inciso il titolo: COSTANTINOPOLI. Nella parte inferiore della tavola, troviamo una legenda numerica di 58 rimandi, suddivisi su sei colonne. Segue l’imprint editoriale: Per Claudio ducheto 1570. Nell’angolo in basso a destra è inciso il monogramma composto dalle lettere intrecciate IAF, che identifica l’incisore della lastra in Giacomo Franco. Orientazione con una rosa di sedici venti nel mare, il nord-ovest è in alto.

Si tratta di una derivazione della pianta pubblicata a Venezia da Giovanni Andrea Vavassore e attribuita a Giovanni Domenico Zorzi. Noto anche come Domenico delle Greche visse nell’allora Costantinopoli per un periodo di tempo, a partire dal 1525.

La rappresentazione della città di Zorzi-Vavassore costituirà il modello di riferimento ripreso da tutte le piante edite nel XVI e XVII secolo. Alcuni studiosi ipotizzano che per il disegno Vavassore potrebbe essersi ispirato ad una precedente rappresentazione, ora perduta, forse del cartografo fiorentino Francesco Roselli, o dell’artista veneziano Gentile Bellini. Viene anche messa in relazione con la pianta manoscritta del Buondelmonti Düsseldorf, attribuito al Buondelmonti, perchè entrambe rappresentano la città come doveva essere verso la fine del regno di Mehmed II, intorno al 1480. Particolarmente sorprendenti sono le coincidenze nella rappresentazione dell’area fuori le mura di Pera: in entrambi i piani ci sono cimiteri, canyon, recinti recintati e persino riferimenti scritti come “aguas frescas” o “vigneti di Pera”. I due riflettono anche cantieri navali, banchine e arsenali simili in termini di posizione e tipo di attività. Vavassore include anche nella sua pianta i vecchi e nuovi palazzi, definendo elementi del potere ottomano. Tuttavia, dimentica alcune importanti moschee, come Eyüp o Rum Mehmet Paşa, e riempie invece gli spazi con file di edifici e una rete stradale e incorpora elementi errati, tra cui una chiesa sulla cui esistenza non ci sono prove storiche.

“Altra derivazione della pianta del Vavassore, incisa da Giacomo Franco per l’editore Claudio Duchetti. L’opera è relativa al periodo veneziano del Duchetti, prima del suo ritorno a Roma, dove viene stampata la seconda edizione della lastra. La legenda numerica, rispetto alle opere analoghe che la precedono, si arricchisce di un rimando (n. 58, Qui fano la guardia li turchi p li pasagieri). L’opera è elencata nel catalogo della tipografia di Antonio Lafreri (n. 97) come “Costantinopoli”. La lastra fu ereditata da Giacomo Gherardi ed è inserita nel catalogo redatto per la vedova, Quintilia Lucidi (17-19 ottobre 1598, n. 420) descritta come “Costantinopoli reale”. Venne quindi acquisita, nel 1602, da Giovanni Orlandi che la ristampò inalterata con la sola aggiunta del proprio imprint. Il patrimonio calcografico di Orlandi venne acquisito da Hendrick van Schoel. Nel catalogo della tipografia del fiammingo, redatto il 27 luglio 1622 dopo la morte dell’editore, le opere di cartografia sono accomunate sotto un’unica voce “Cosmografia pezzi numero 80.ottanta”. Le lastre vennero poi cedute a Francesco de Paoli, come documentato dall’inventario della vendita del 2 novembre 1633. È possibile quindi l’esistenza di un’ulteriore stesura della lastra, della quale tuttavia non abbiamo avuto riscontro” (cfr. Cartografia e topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 570-571).

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella” e finemente colorata a mano in epoca, con margini in ottimo stato di conservazione.

Opera rarissima; solo 4 esemplari istituzionali di questa carta sono descritti nel censimento di Cartografia e topografia italiana del XVI secolo: Copenaghen, Universitetsbibliotekets; Fano, Federiciana; Malta, National Library; Parigi, Bibliothèque Nationale.

Bibliografia

Bifolco-Ronca Cartografia e topografia italiana del XVI secolo (2018), pp. 570-571, tav. 172, I/II; Alberti (2010): n. 105; Borroni Salvadori (1980): n. 242; Destombes (1970): nn. 136-136a; Ganado (1994): VI, n. 49 & p. 215, n. 81; Phillips (1914): n. 87; Shirley (2004): II, n. 15; Tooley (1939): nn. 156-157.

Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))

Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.

Claudio DUCHET (Duchetti) (Attivo a Roma nella seconda metà del XVI sec.))

Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore, stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell'incisione italiana della fine del XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest'ultimo nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l'ingente eredità passò ai Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del 1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle due case di stampa dei De' Rossi all'inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii Lafreiri nepos”.