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Riferimento: | s30344 |
Autore | Domenico ZENOI |
Anno: | 1565 |
Zona: | Tokaj |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 300 x 410 mm |
Riferimento: | s30344 |
Autore | Domenico ZENOI |
Anno: | 1565 |
Zona: | Tokaj |
Luogo di Stampa: | Venezia |
Misure: | 300 x 410 mm |
L’assedio di Tokay del 1565
Si tratta di una cosiddetta “carta d’occasione” - termine coniato da Roberto Almagià per indicare delle mappe nate per documentare un determinato avvenimento - che rappresenta la conquista di Tokay, sotto la dominazione ottomana, da parte dell’esercito imperiale guidato da Massimiliano II d’Asburgo, nel 1565.
In basso al centro, in un cartiglio sormontato dallo stemma imperiale, si legge: TOCQUAY, over DOGGEY, fortezza inespugabile ne Confini d’ Ongheria, & Transilvania, Circha 30, leghe dilà da Buda, fra doi fiumi presa da Massimiliano Imp. L’anno 1565. per Lazaro fanswendi, suo Capitano & General nella detta jmpresa fatta sop’il giaccio con 33. Pecci d’Artiglierie, metterà basso li rampari & in due assalti presa & guadagnata nel termine de 4 giorni, trovorno nella detta fortezza denari & munitio[ni ] da guerra. Domenico Zenoi f.
Orientazione con l’est in alto (ORIENS). Sulla tavola sono presenti alcune iscrizioni che identificano i diversi schieramenti e descrivono la battaglia.
Esemplare nel rarissimo primo stato di quattro, avanti l’indirizzo di Giovanni Francesco Camocio, descritto in Bifolco/Ronca: “Pianta prospettica che mostra la fortezza di Tokay, durante la conquista imperiale del 1565. L’occupazione di Tokaj è stato il primo evento a essere raffigurato in un largo numero di incisioni pubblicate a Vienna, Parigi e Venezia, subito dopo il suo accadimento. Tra queste incisioni, l’opera di Zenoi è di particolare interesse perché rappresenta la prima veduta di una fortezza ungherese incisa su rame. Nel 1565 l’imperatore Massimiliano II, approfittando del fatto che i Turchi erano occupati nel Mediterraneo, s’impadronì sia di Tokaj che Szerencs, appartenenti alla Transilvania del principe Giovanni Sigismondo Zápolya, stato vassallo dei Turchi, creato dal sultano Solimano il Magnifico intorno al 1550. Il successo dell’operazione fu agevolato da Lazarus Freiherr von Schwendi, uno dei migliori comandanti e strateghi militari del tempo, che fu impegnato nelle guerre ungheresi dal 1565 al 1568. La riconquista di Tokaj, come quella di Szatmár, era di particolare importanza, poiché dal 1560 in avanti, l’Alta Ungheria ebbe due funzioni: serviva da bastione difensivo non solo contro gli Ottomani ma anche contro lo stato vassallo dei Turchi, ovvero il Principato di Transilvania.
La fortificazione di Tokaj, su base pentagonale bastionata agli angoli, era stata progettata da Francesco da Pozzo nel 1556. Attraverso la cooperazione tra il Consiglio di Guerra di Corte e i possidenti ungheresi, entro il sesto decennio del XVI secolo fu istituito un nuovo sistema di difesa dei confini in Ungheria e in Croazia. Elemento portante del sistema era la linea di fortezze di frontiera che si estendeva dal mar Adriatico fino alla Transilvania, realizzata individuando una serie di zone di difesa che, anche per caratteristiche del territorio, oltre che per affinità etniche e politiche, potessero formare una rete difensiva omogenea. I vecchi castelli furono rinforzati con moderne fortezze progettate perlopiù da architetti militari italiani. Questa catena di 100-120 fortezze, di diverse dimensioni, fu divisa in sei Generalati di confine (Grenzgeneralat). Ciascun generalato si trovava sotto il comando di un capitano generale di frontiera: il generalato di Croazia e Adriatico; Slavonia e dei Vendi; di Canisia, il confine di Györ che proteggeva direttamente Vienna; il confine delle città minerarie, e infine quello dell’Alta Ungheria. Oltre ai sei confini, un ruolo di grande importanza spettava alla fortezza di Komáron” (cfr. Bifolco-Ronca, Cartografia e topografia italiana del XVI secolo, p. 1278).
La carta fu ristampata, senza variazioni, da Camocio prima e da Donato Bertelli – che acquistò le lastre della tipografia Camocio dopo la morte di questi nella pestilenza del 1574 – poi.
Domenico Zenoi (attivo a Venezia seconda metà del XVI secolo), detto anche “Domenego Veneziano”, fu attivo a Venezia come incisore. Nel 1566 chiese al Senato veneto il privilegio collettivo per stampare opere di soggetto religioso, ritratti e alcune mappe. Zenoi incise inoltre stampe di soggetto mitologico e storico. La sua produzione cartografica va all’incirca dal 1559 al 1574 e le sue carte sono firmate generalmente Dominicus Zenoi Venetus excidebat, più raramente Dom.co Zenoi cum privilegio e Domeneco Venetiano. Zenoi incide carte di Giacomo Gastaldi e di Nicola Sofiano, e lavora per editori quali Donato e Ferrando Bertelli e per Giovanni Francesco Camocio. Incise anche alcune carte inserite nel Civitatum aliquot insignorum et locorum magis monitorum exacta delineation cum additione aliquot Insularum principalium edito da Ferrando Bertelli nel 1568, e da Donato Bertelli nel 1574, e alcune delle Isole famose, porti, fortezze, e terre marittime sottoposte alla Ser.ma Sig.ria di Venetia, ad altri Principi Christiani, et al Sig.or Turco, novamente poste in luce del Camocio (1571). Nel 1568 fu multato di 10 ducati dalla magistratura degli Esecutori contro la Bestemmia per alcuni sonetti osceni illustrati da immagini, di cui alcune copie furono trovate in vendita presso la bottega di Camocio, multato a sua volta ma di soli 5 ducati.
Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con ampli margini, leggere abrasioni al verso, per il resto in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara, censita in soli 9 esemplari istituzionali.
Bibliografia
Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opere a stampa (2018), tav. 552 I/IV; Meurer (2002): n. 179; Szalai (2001): p. 131, tav. 220, nn. 1565/1a-c; Szalai-Matković (2012), p. 4; Szalai-Szantai (2006): n. 1565/1 a-c, tav. 211; Tooley (1939): n. 550.
Domenico ZENOI (Attivo tra il 1559 e il 1574)
Incisore, orafo ed editore, fu attivo a Venezia e a Padova. Zenoi lavorava ad opere cartografiche a partire dal 1559, negli anni successivi la sua attività si infittisce specializzandosi nelle piante di fortezze e di città. Tra le poche notizie documentate relative alla sua attività, è attestato che nel 1566 richiese al Senato un privilegio di 15 anni per le immagini devozionali, i ritratti e le mappe che intendeva pubblicare. Il privilegio gli fu concesso dai Capi del Consiglio dei Dieci il 5 dicembre del 1566. Solo un mese più tardi, l'11 Gennaio, ottenne un secondo privilegio che contemplava anche il vincolo per Zenoi di sottoporre ogni stampa al vaglio degli Esecutori contro la bestemmia, per verificare che non vi fossero rappresentazioni oscene. Per stampe oscene e sonetti osceni ritrovati nella bottega del Camocio, per il quale Zenoi lavorò, furono entrambi multati nel 1598. Zenoi collaborò, inoltre, anche con Donato e Ferrando Bertelli, Bolognino Zaltieri, Pierre de Huchin.
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Domenico ZENOI (Attivo tra il 1559 e il 1574)
Incisore, orafo ed editore, fu attivo a Venezia e a Padova. Zenoi lavorava ad opere cartografiche a partire dal 1559, negli anni successivi la sua attività si infittisce specializzandosi nelle piante di fortezze e di città. Tra le poche notizie documentate relative alla sua attività, è attestato che nel 1566 richiese al Senato un privilegio di 15 anni per le immagini devozionali, i ritratti e le mappe che intendeva pubblicare. Il privilegio gli fu concesso dai Capi del Consiglio dei Dieci il 5 dicembre del 1566. Solo un mese più tardi, l'11 Gennaio, ottenne un secondo privilegio che contemplava anche il vincolo per Zenoi di sottoporre ogni stampa al vaglio degli Esecutori contro la bestemmia, per verificare che non vi fossero rappresentazioni oscene. Per stampe oscene e sonetti osceni ritrovati nella bottega del Camocio, per il quale Zenoi lavorò, furono entrambi multati nel 1598. Zenoi collaborò, inoltre, anche con Donato e Ferrando Bertelli, Bolognino Zaltieri, Pierre de Huchin.
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