IL VERO DISEGNO DELLA FORTEZZA DI CANISIA

Riferimento: S35101
Autore Giovanni ORLANDI
Anno: 1602 ca.
Zona: Nagykanizsa
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 352 x 259 mm
2.000,00 €

Riferimento: S35101
Autore Giovanni ORLANDI
Anno: 1602 ca.
Zona: Nagykanizsa
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 352 x 259 mm
2.000,00 €

Descrizione

IL VERO DISEGNO DELLA FORTEZZA DI CANISIA
Questa fortezza e situata in una valle serrata da monti da tre parti i quali sono piu alti vero tramontana e piu bassi verso mezo di tra l radice de i monti, et la fortezza diace in una palude quale con l’acque che piovono si fa hor maggiore hor minore dalmpie di detti monti insino alla fortezza cie distanzza diuntro d’archibuso e dalla sommita di essi si vede dentro di quella detta fortezza e piccola fatta di lotte e travi ha due porte coli soi ponti una verso levante che va in unhgeria ‘altra verso ponente che va in Stiria tra ponente e tramontana e posto l’esercito eclesiastico, e fa una batterua della trinciera del S.r plaminio dolfino alevante e alloggiato il Ser.mo Arciduca Ferdina[n]do e presso a lui l’Ecc.mo S.r don Giovanni de medici che fa unaltra batteria a mezo die accampato il Ser.mo di mantoa et la gente del Re cattolico.

Segue una legenda alfabetica di sei rimandi (A-F) ai luoghi notabili della città. In basso al centro si trova l’imprint editoriale: Giovanni Orlandi le stampa a Pasquino l’anno 1602 in Roma. Orientazione fornita da una rosa dei venti con il nord in alto. Tavola con alcune indicazioni toponomastiche.

Esemplare nel secondo stato di due, con l'imprint di Orlandi e la data abrasi, sostituiti da: Henricus van Schoel formis.

Acquaforte e bulino, impressa su carta vergata coeva con filigrana "Giglio nel cerchio con corona" (cfr. Woodward 103-106), con margini, in ottimo stato di conservazione.

La pianta prospettiva mostra la fortezza di Nagykanizsa (it. Canisia), durante l’infruttuoso assedio di riconquista, tentato ai primi di ottobre del 1601 dalle truppe imperiali e pontificie, dopo che nel novembre del 1600 la città era caduta nelle mani dei Turchi. La spedizione, però, fallì, e la città sarà riconquistata solo nel 1690. Come esplicato nella didascalia, la fortezza sorgeva in una valle paludosa chiusa dai monti su tre lati. Il progetto della cinta pentagonale bastionata regolare, ancora una volta si deve all’italiano Pietro Ferrabosco (1568), mentre i lavori furono seguiti da Giovanni Arconati (1574-1578), Antonio Albertini e Bernardo Magno (1577). La pianta mostra la disposizione delle truppe assedianti, con ciascun accampamento contrassegnato dallo stemma del relativo generale: a nord si disposero le truppe guidate da Flaminio Delfini che, dopo la morte di Gian Francesco Aldobrandini, avvenuta il 17 settembre 1601, fu nominato comandante delle truppe pontificie; a levante c’era il quartiere dell’arciduca Ferdinando d’Austria, quello di don Giovanni de’ Medici e più a sud, le truppe di Vincenzo Gonzaga. Intorno alla metà di novembre, venne decisa dall’arciduca la ritirata. La lastra, dunque, fu realizzata dopo il 17 settembre del 1601 – non figurando il nome di Aldodrandini come generale pontificio, e prima della fine dell’assedio.

La pianta di Orlandi segue la tipologia di quella edita ad Augsburg da Dominus Custos, che Béla considera anteriore, e a sua volta basata, anche se con modifiche, sul prototipo inciso da Georg Keller ed edito a Francoforte. Più probabilemte si tratta, però, di una replica della pianta di Donato Rascicotti (cfr. Bifolc-Ronca tav. 537).

L’opera è anche conosciuta attraverso questa ristampa di Henrick van Schoel. Sebbene priva di data, può essere ricondotta dopo il 1614, anno nel quale l’Orlandi si trasferì a Napoli e cedette il suo archivio calcografico all’editore fiammingo.

Bibliografia: Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), tav. 538, II/II; Ganado (1994): VI, p. 200, n. 38; Szalai Bela (2001): p. 94, nn. 1601/5 e 1601/3, tav. 169; Szalai-Szantai (2006): nn. 1601/5 e 1601/3, tav. 144..

Esemplari conosciuti: 1°: Fano, Federiciana; Malta, National Library; Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana.
2°: Roma, Istituto Central per la Grafica (2).

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), tav. 538, II/II;

Giovanni ORLANDI (Attivo 1590 -1640)

Giovanni Orlandi, editore, mercante e stampatore avviò la sua attività a Roma, con una bottega al Pasquino, nell’ultimo decennio del XVI secolo. Orlandi entrò in possesso di numerosi rami appartenenti a Giacomo Gherardi, già appartenuti al Lafréry prima e al Duchet poi, infatti in molte carte accanto alla firma del Duchet appare anche quella di Orlandi. Probabilmente alcune di queste lastre furono ritoccate dall’Orlandi essendo anch’egli incisore. La sua attività di mercante e stampatore si svolse dal 1590 al 1640, anni in cui pubblicò Venationum Imagines di Antonio Tempesta (1598) e, nel 1600, la Carta di Ancona di Giacomo Fontana del 1556, il cui rame successivamente passò al Duchet. Il 1602 fu sicuramente l’anno di maggior impiego per l’Orlandi, in quanto pubblicò numerose stampe e carte geografiche, in cui era presente la scritta “Ioannes Orlandi Formis Romae 1602” : la Sicilia edita dal Luchino nel 1558, la Lombardia del Gastaldi, la cui edizione romana venne stampata da Lafréry nel 1570, una carta del Senese, una carta del territorio di Roma pubblicata già dal Duchet, La città di Napoli Gentile pubblicata anch’essa dal Duchet nel 1585. Della sua attività di incisore è la pianta di Genova del 1637. Diverse delle sue opere vennero in seguito inserite nelle più tarde edizioni dello Speculum. Fino al 1629 l’Orlandi soggiornò a Napoli pubblicando numerose vedute della città tra cui Fidelissimae urbis neapolitanae…1627 di Alessandra Baratta incisa da Nicolas Perry.

Bibliografia

Bifolco-Ronca, Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo, Catalogo ragionato delle opera a stampa (2018), tav. 538, II/II;

Giovanni ORLANDI (Attivo 1590 -1640)

Giovanni Orlandi, editore, mercante e stampatore avviò la sua attività a Roma, con una bottega al Pasquino, nell’ultimo decennio del XVI secolo. Orlandi entrò in possesso di numerosi rami appartenenti a Giacomo Gherardi, già appartenuti al Lafréry prima e al Duchet poi, infatti in molte carte accanto alla firma del Duchet appare anche quella di Orlandi. Probabilmente alcune di queste lastre furono ritoccate dall’Orlandi essendo anch’egli incisore. La sua attività di mercante e stampatore si svolse dal 1590 al 1640, anni in cui pubblicò Venationum Imagines di Antonio Tempesta (1598) e, nel 1600, la Carta di Ancona di Giacomo Fontana del 1556, il cui rame successivamente passò al Duchet. Il 1602 fu sicuramente l’anno di maggior impiego per l’Orlandi, in quanto pubblicò numerose stampe e carte geografiche, in cui era presente la scritta “Ioannes Orlandi Formis Romae 1602” : la Sicilia edita dal Luchino nel 1558, la Lombardia del Gastaldi, la cui edizione romana venne stampata da Lafréry nel 1570, una carta del Senese, una carta del territorio di Roma pubblicata già dal Duchet, La città di Napoli Gentile pubblicata anch’essa dal Duchet nel 1585. Della sua attività di incisore è la pianta di Genova del 1637. Diverse delle sue opere vennero in seguito inserite nelle più tarde edizioni dello Speculum. Fino al 1629 l’Orlandi soggiornò a Napoli pubblicando numerose vedute della città tra cui Fidelissimae urbis neapolitanae…1627 di Alessandra Baratta incisa da Nicolas Perry.