Porto di Chiozza

Riferimento: S39859.1
Autore Stefano CHIEREGHIN
Anno: 1798 ca.
Zona: Chioggia
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 245 x 180 mm
200,00 €

Riferimento: S39859.1
Autore Stefano CHIEREGHIN
Anno: 1798 ca.
Zona: Chioggia
Luogo di Stampa: Venezia
Misure: 245 x 180 mm
200,00 €

Descrizione

Importante documento sulla città di Chioggia relativo al periodo dell'occupazione francese, opera del naturalista chioggiano Stefano Chiereghin.

"Il 1797, data della caduta della Repubblica di Venezia, e quindi data cruciale ovviamente sotto molti aspetti, per Chioggia rappresentò il breve ma intenso e significativo interludio della Municipalità provvisoria durante la quale si animavano le istanze autonomistiche di riscatto morale e economico. Quale momento migliore della presenza dei francesi per rilanciare la questione portuale e riappropriarsi di quel ruolo garantito dall’ubicazione naturale della città?

Nell’ampio progetto di riforma dell’ordinamento amministrativo napoleonico il Dogado veniva trasformato in Distretto, ricalcante il modello delle municipalità francesi. La Municipalità di Venezia assumeva il ruolo di capoluogo e di rappresentante della sovranità nazionale, Chioggia quello di capoluogo distrettuale. Le aspirazioni democratiche chioggiotte di riportare la città, il cui numero di abitanti si era attestato sulle ventiduemila - ventitremila unità, al centro del contesto marittimo portuale dell’Alto Adriatico facevano emergere vecchi progetti, in particolare quello dell’istituzione della fiera franca.

Una commissione costituita dall’abate Stefano Chiereghin (naturalista), da Giacomo Fattorini e Giovanni Scarpa, si dedicava allo studio della situazione topografica e commerciale del porto di Chioggia in relazione ai porti di Trieste, di Venezia e di Goro. L’intento era di dichiarare che al porto di Venezia fosse riservato il traffico proveniente dal Veneto centro-orientale e dal Friuli, mentre al porto di Chioggia quello occidentale proveniente dal veronese e in generale dalla pianura padana. Prima della pubblicazione dell’opuscolo in cui erano enucleati i vantaggi derivanti dal rilancio del porto di Chioggia, si verificò il colpo di scena con l’emanazione di un proclama che dichiarava il porto di Chioggia libero; l’iniziativa costava alla Municipalità chioggiotta l’accusa da parte dell’ambiente veneziano presso Bonaparte di aver agito arbitrariamente". (cfr. M. G. Bevilacqua, Le istanze di rinnovamento della città lagunare dopo la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, in Impatto umano sulla Laguna di Chioggia, trasformazioni ambientali e modificazioni territoriali tra passato e presente.)

Acquaforte, consuete pieghe di carta, leggeremente rifilata in basso in ottimo stato di conservazione. Rara.

Stefano CHIEREGHIN

Nacque a Chioggia l'8 giugno 1745 da Fortunato e da Maria Annunciata Bullo. Frequentò il collegio militare di Verona, e poi le università di Padova e di Bologna, seguendo le sue inclinazioni e i suoi interessi precipui per le scienze naturali. Queste predilezioni trovarono terreno fecondo nella oggettiva abbondanza e varietà di problemi inerenti alla ecologia della laguna veneta, e nel fatto che essa era efficacemente studiata da insigni naturalisti settecenteschi, come G. Olivi, S. A. Ranieri e G. Vianelli. Il marchese G. Durazzo, ambasciatore imperiale a Venezia, incoraggiò il C. nei suoi interessi offrendogli anche di curare un orto botanico di sua creazione, a Mestre; lo volle inoltre suo compagno nei vari viaggi di interesse naturalistico attraverso l'Italia. Il C. adottò subito l'abitudine di riprodurre dal vero le varie specie botaniche e zoologiche osservate direttamente, evitando ogni asportazione.

Stefano CHIEREGHIN

Nacque a Chioggia l'8 giugno 1745 da Fortunato e da Maria Annunciata Bullo. Frequentò il collegio militare di Verona, e poi le università di Padova e di Bologna, seguendo le sue inclinazioni e i suoi interessi precipui per le scienze naturali. Queste predilezioni trovarono terreno fecondo nella oggettiva abbondanza e varietà di problemi inerenti alla ecologia della laguna veneta, e nel fatto che essa era efficacemente studiata da insigni naturalisti settecenteschi, come G. Olivi, S. A. Ranieri e G. Vianelli. Il marchese G. Durazzo, ambasciatore imperiale a Venezia, incoraggiò il C. nei suoi interessi offrendogli anche di curare un orto botanico di sua creazione, a Mestre; lo volle inoltre suo compagno nei vari viaggi di interesse naturalistico attraverso l'Italia. Il C. adottò subito l'abitudine di riprodurre dal vero le varie specie botaniche e zoologiche osservate direttamente, evitando ogni asportazione.