Colonna S.o Antonio

Riferimento: S48606
Autore Giovanni MAGGI
Anno: 1600 ca.
Zona: Colonna S. Antonio
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 155 x 215 mm
100,00 €

Riferimento: S48606
Autore Giovanni MAGGI
Anno: 1600 ca.
Zona: Colonna S. Antonio
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 155 x 215 mm
100,00 €

Descrizione

Tavola tratta dalla Nova Racolta degl’Obelischi et Colonne Antiche, della Alma Citta di Roma, con le sue Dichiaratione date in Luce da G. G. Rossi stampata a Roma verso il 1651.

Rara edizione, accresciuta, di una serie non datata di 17 tavole raffiguranti gli obelischi e le antiche colonne di Roma; ogni incisione è integrata da una didascalia descrittiva e la maggior parte con una scala o un'indicazione dell'altezza. Questa collezione molto mirata, probabilmente ispirata durante il pontificato di Innocenzo X (Camillo Pamphili, regnante nel 1644-55), venne implementata con una lastra di Louis Rouhier che mostra l'obelisco Pamphili in cima alla fontana dei Quattro Fiumi del Bernini a Piazza Navona.

L'impiego degli antichi obelischi come fulcro della notevole trasformazione dell'architettura di Roma durante il periodo barocco è stato ben documentato dagli storici dell'architettura. A partire dagli ultimi decenni del XVI secolo, in uno sforzo grandioso per dimostrare il nuovo spirito dinamico della Controriforma, Sisto V [regnante 1585-90] spostò l'Obelisco Vaticano in Piazza S. Pietro e riedificò quelli che ora si trovano in Piazza del Popolo, Piazza dell'Esquilino e di fronte al Laterano. Il suo esempio fu seguito da molti dei suoi successori nel corso del XVII secolo.

Acquaforte in ottimo stato di conservazione.

Giovanni MAGGI (1566-1618)

Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia. Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).

Giovanni MAGGI (1566-1618)

Nato intorno al 1566, probabilmente a Roma, è ricordato da Giovanni Baglione come "dipintore, et intagliatore all'acqua forte", "virtuoso in diverse materie; et intendente anche d'architettura" con una "vena di Poesia in cose burlesche". Non si conosce nulla della sua formazione artistica, maturata durante il pontificato di Sisto V (1585-90) forse a contatto con un intagliatore straniero, e assai scarse sono anche le notizie relative alla biografia. Dai documenti conservati presso l'Archivio dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, risulta inoltre che il 9 genn. 1611 il M. fu ammesso, in qualità di pittore e su presentazione di Durante Alberti, alla Congregazione di S. Giuseppe, a riprova del pieno riconoscimento del suo status di artista. La sua produzione di incisioni, mostra la predilezione per le vedute urbane e le rappresentazioni architettoniche: 1608 Edifizi antichi e moderni di Roma e la Facciata di S. Pietro; la veduta dell'interno di S. Pietro con la canonizzazione di Carlo Borromeo; i disegni per le trenta Stampe colle pitture e statue degli altari di diverse chiese di Roma e per la grande pianta prospettica di Roma, intagliate da Matteo Greuter e stampate da Paolo Maupin. Ma il Maggi, a testimonianza del suo temperamento eclettico, fu anche autore di un'opera assai singolare: si tratta di una raccolta di tavole suddivisa in 4 volumi con la rappresentazione di numerose fogge di bicchieri caratterizzati da stili compositi, forme insolite e stravaganti, con infinite variazioni sul tema. Intorno all'inizio del terzo decennio del secolo, forse mentre lavorava ancora alla grande pianta della città, il Maggi morì, a Roma, in ristrettezze economiche, "con poca comodità, sopra il corso de gli anni cinquanta" (Baglione, p. 394).