Pianta delle Grotte Vaticane
Riferimento: | S40592 |
Autore | Pietro Paolo Drei |
Anno: | 1635 |
Zona: | San Pietro |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 485 x 755 mm |
Riferimento: | S40592 |
Autore | Pietro Paolo Drei |
Anno: | 1635 |
Zona: | San Pietro |
Luogo di Stampa: | Roma |
Misure: | 485 x 755 mm |
Descrizione
La stampa raffigura le grotte in pianta, evidenziando le nuove costruzioni (cappelle, scale,) e mostrando l'ubicazione delle tombe (alcune con i nomi degli occupanti, altre etichettate come "sconosciute", alcune disegnate come scheletri, altre con corpi avvolti in tela di lino). Sono illustrati ulteriori dettagli archeologici, tra cui un tumulo di terra scavata in cui sono state trovate monete dell'epoca di Costantino e una macabra collezione di ossa trasferite nelle grotte dell'Antica San Pietro durante la sua demolizione.
A sinistra il testo in cui Benedetto Drei spiega la genesi della stampa, e a destra la sua dedica al cardinale Barberini.
Durante gli scavi delle grotte sotto la basilica nel 1615, Benedetto Drei era presente. A lui spettava il compito di fare un'attenta registrazione delle tombe che vi furono rinvenute. Egli realizzò un'incisione che registrava i primi ritrovamenti effettuati intorno alla tomba di Pietro, con lo scopo di illustrare le descrizioni contenute nell’opera Le sacre grotte vaticane di Francesco Maria Torrigio" (McPhee, p. 344): "Ma gli scavi per le fondamenta del baldacchino del Bernini hanno presto reso obsoleta l'incisione di Benedetto Drei e una versione riveduta, con l'aggiunta delle cappelle sotto i moli dell'incrocio e ulteriori scoperte fatte nel 1626, è stata pubblicata dal figlio di Benedetto, Pietro Paolo, dopo il 1638" (McPhee, p. 344): l’incisione in rame è stata modificata per mostrare le nuove cappelle dei moli e altri dettagli. L'incisione di Pietro Paolo conserva la data del 1635 della versione originale di Benedetto, ma riporta l’indirizzo di Giovanni Giacomo de Rossi, che rilevò l'attività di stampa solo dopo la morte del padre, Giuseppe, nel 1639.
Le Grotte Vaticane sono parte integrante dello spazio sacro della Basilica e sono ubicate tra il pavimento della basilica costantiniana e quello attuale. Esse constano di due parti: un peribolo semi anulare sul quale si aprono la cappella Clementina o di San Pietro, quattro cappelle angolari in corrispondenza dei piloni della crociera e diverse cappelle mariane di varie epoche e nazioni. Nelle Grotte primeggia il luogo della Tomba di Pietro, che, insieme alle sepolture di numerosi Pontefici suoi successori, è meta ogni giorno di continue visite e pellegrinaggi. Tra le sepolture dei Papi si ricordano le tombe di Pio XII Pacelli (1939-1958), di Paolo VI Montini (1963-1978), di Giovanni Paolo I Luciani (1978) e del Servo di Dio Giovanni Paolo II Woityla (1978-2005).
Il “luogo della memoria”, dove sopravvive il ricordo della venerata e perduta basilica costantiniana, della quale si conservano pochi ma significativi resti, insieme a molte testimonianze delle trasformazioni medioevali e rinascimentali. Nelle Grotte, infatti, il papa Paolo V Borghese (1605-1621) fece dipingere al pittore Giovan Battista Ricci da Novara (1540 ca. -1627) vedute e monumenti dell’antica Basilica, che proprio in quegli stessi finiva di essere demolita per il prolungamento del nuovo Tempio Vaticano. Per volontà dello stesso pontefice si esposero nelle Grotte, come reliquie della perduta chiesa, statue, mosaici, dipinti e iscrizioni: disiecta membra di antichi monumenti e sepolcri. Nasceva allora una sorta di “museo” ante litteram con allestimenti di gusto antiquario e iscrizioni didascaliche su marmo. Alla stessa epoca risale la prima guida su questi venerati spazi, scritta da Francesco Maria Torrigio (1580-1650) e pubblicata a Viterbo nel 1618.
Acquaforte e bulino, stampata su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione. Opera molto rara.
Bibliografia
S. McPhee, “The Long Arm of the Fabbrica: St. Peter’s and the City of Rome,” in Sankt Peter in Rom 1506-2006, pp. 341-62; A. S. Barnes, St. Peter in Rome and his Tomb on the Vatican Hill, pp. 302-43; Barock im Vatikan. 1572-1676. Kunst und Kultur im Rom der Päpste II, cat. nos. 275-77, pp. 433-37.
I Drei (de Rei, Rei) erano una mamiglia originaria "forse di Carrara" (Bertolotti, 1884) o di Firenze. Pietro Paolo, figlio di Benedetto, è attivo nella Fabbrica di S. Pietro come misuratore dal 1625 al 1637, come fattore dal 1637 al 1638 e come soprastante dal 15 nov. 1638 al 30 nov. 1656 (1 piano, serie 3, vol. 161, cc. 18v, 56; serie 2, vol. 73, c. 268; serie Armadi, vol. 272, cc. 96, 121v, 123; vol. 291, c. 235; vol. 305, c. 189), collaborando tra gli altri con Gian Lorenzo e con Luigi Bernini. Numerosi documenti che si riferiscono alle sue diverse attività, anche di stimatore, nella Fabbrica sono pubblicati dal Pollack (1931, ad Indicem); per controbattere il "musico" Sante Moschetti che tentava di soppiantarlo scrisse la propria apologia (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie i, vol. 5, n. 7).
Negli stessi anni Pietro Paolo era attivo anche in altre fabbriche e con diversi committenti: dal 6 luglio 1646 succedette a Giovanni Pietro Moraldo nel servizio del monastero di S. Maria della Concezione in Campo Marzio, stimando un conto di piccoli lavori eseguiti dal muratore Pietro Bernascone e dallo scalpellino Giuseppe Marcone; nel 1651-52 diresse i lavori nel refettorio del complesso monastico e nel 1653 esegui il rilievo di una casa attigua sul vicolo Valdina, trasformata ed inclusa nel monastero (cfr. Borsi, 1984, pp. 260 s.).
Il 10 nov. 1646 stimò per i Pamphili alcune case "nel vicolo trasversale che dalla strada dell'Anima conduce alla stufa detta di Millini"; il 10 dicembre dello stesso anno ne stimò altre per l'Arciconfraternita del Ss. Sacramento, in una controversia con Camillo Pamphili (Garms, 1972, nn. 144, 181). Il 19 nov. 1649 riceveva 50 scudi come fonditore per la fontana maggiore di piazza Navona (Bertolotti, 1886, p. 169). Il 12 ott. 1652 veniva pagato per diciassette pezzi di marmo per la fabbrica di S. Agnese, su ordine di Girolamo Rinaldi. Il 31 maggio 1653 ricevette altri manni di Carrara per la cappella Pamphili a S. Nicola da Tolentino, consegnati a G. M. Baratta (Eimer, 1970-71, p. 30) ed il 18 dic. 1654 controllò i lavori per "credenzoni" eseguiti da Bernardino dell'Osso per la guardaroba di Olimpia Pamphili (Cerroti, 1860, p. 15).
Nel 1653, in particolare nel periodo aprile-giugno, sotto la direzione di Carlo Rainaldi iniziò la sua attività stabile e continuativa per la fabbrica della chiesa di S. Agnese in piazza Navona, attività che proseguì fino al 1656, nel periodo in cui Francesco Borromini era architetto della fabbrica: per il Borromini infatti Pietro Paolo controllava in qualità di soprastante l'arrivo dei diversi materiali e la misura e la stima dei lavori (Eimer, 1970-71., pp. 144, 153, 155, 216, 333, 660-68). [cfr. Carla Benocci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)].
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I Drei (de Rei, Rei) erano una mamiglia originaria "forse di Carrara" (Bertolotti, 1884) o di Firenze. Pietro Paolo, figlio di Benedetto, è attivo nella Fabbrica di S. Pietro come misuratore dal 1625 al 1637, come fattore dal 1637 al 1638 e come soprastante dal 15 nov. 1638 al 30 nov. 1656 (1 piano, serie 3, vol. 161, cc. 18v, 56; serie 2, vol. 73, c. 268; serie Armadi, vol. 272, cc. 96, 121v, 123; vol. 291, c. 235; vol. 305, c. 189), collaborando tra gli altri con Gian Lorenzo e con Luigi Bernini. Numerosi documenti che si riferiscono alle sue diverse attività, anche di stimatore, nella Fabbrica sono pubblicati dal Pollack (1931, ad Indicem); per controbattere il "musico" Sante Moschetti che tentava di soppiantarlo scrisse la propria apologia (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie i, vol. 5, n. 7).
Negli stessi anni Pietro Paolo era attivo anche in altre fabbriche e con diversi committenti: dal 6 luglio 1646 succedette a Giovanni Pietro Moraldo nel servizio del monastero di S. Maria della Concezione in Campo Marzio, stimando un conto di piccoli lavori eseguiti dal muratore Pietro Bernascone e dallo scalpellino Giuseppe Marcone; nel 1651-52 diresse i lavori nel refettorio del complesso monastico e nel 1653 esegui il rilievo di una casa attigua sul vicolo Valdina, trasformata ed inclusa nel monastero (cfr. Borsi, 1984, pp. 260 s.).
Il 10 nov. 1646 stimò per i Pamphili alcune case "nel vicolo trasversale che dalla strada dell'Anima conduce alla stufa detta di Millini"; il 10 dicembre dello stesso anno ne stimò altre per l'Arciconfraternita del Ss. Sacramento, in una controversia con Camillo Pamphili (Garms, 1972, nn. 144, 181). Il 19 nov. 1649 riceveva 50 scudi come fonditore per la fontana maggiore di piazza Navona (Bertolotti, 1886, p. 169). Il 12 ott. 1652 veniva pagato per diciassette pezzi di marmo per la fabbrica di S. Agnese, su ordine di Girolamo Rinaldi. Il 31 maggio 1653 ricevette altri manni di Carrara per la cappella Pamphili a S. Nicola da Tolentino, consegnati a G. M. Baratta (Eimer, 1970-71, p. 30) ed il 18 dic. 1654 controllò i lavori per "credenzoni" eseguiti da Bernardino dell'Osso per la guardaroba di Olimpia Pamphili (Cerroti, 1860, p. 15).
Nel 1653, in particolare nel periodo aprile-giugno, sotto la direzione di Carlo Rainaldi iniziò la sua attività stabile e continuativa per la fabbrica della chiesa di S. Agnese in piazza Navona, attività che proseguì fino al 1656, nel periodo in cui Francesco Borromini era architetto della fabbrica: per il Borromini infatti Pietro Paolo controllava in qualità di soprastante l'arrivo dei diversi materiali e la misura e la stima dei lavori (Eimer, 1970-71., pp. 144, 153, 155, 216, 333, 660-68). [cfr. Carla Benocci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)].
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